āTfa, dilemma da sciogliereā: cosƬ ha titolato il Messaggero del 3 settembre uno dei cinque punti problematici, tuttāaltro che ad un punto di svolta, del panorama scolastico italiano. E da questo punto partiamo per rispondere a quanti continuano a sbracciarsi per difendere la qualitĆ e il merito, parametri condivisibili e di validitĆ generale, ai quali ciascuno sente il dovere di aderire e che vanno assolutamente difesi e garantiti. LāAssociazione Adida, per lungo tempo lāunica a difendere i docenti della III fascia delle graduatorie dāistituto, non ha mai negato che il merito e la professionalitĆ siano valori desueti, anzi, li ha difesi a gran voce, tutte le volte che attacchi ingiustificati e persino lo screditamento dellāAmministrazione presso cui hanno lavorato per anni, il MIUR, hanno tentato di cancellare con un colpo di spugna tutti quei docenti italiani ai quali, a partire dal Ministro Gelmini, con un artificio linguistico, ĆØ stato persino negato lo status di precari. Eppure i precari storici della scuola, i docenti della III fascia delle graduatorie dāistituto, da sempre avevano avuto dallāAmministrazione la giusta considerazione che merita un dipendente dello Stato.
Invece, inesorabile, ĆØ arrivato lāavvio del nuovo Anno scolastico e quella che dovrebbe essere una solida istituzione, la scuola, apre i battenti in una baraonda generale che coinvolge tutti i livelli e, cosa non difficile da capire, anche i due ex Ministri che, con le loro āinnovazioniā hanno posto le basi per lo sconquasso definitivo attuale. E per i precari di III fascia, nonostante lāannuncio del TFA speciali che secondo il MIUR dovrebbe āsanareā la loro posizione, ancora nulla di definito, pallida prospettiva, e di tutto si parla tranne che della loro grave situazione, avvolti nellāinvisibilitĆ in cui sono stati relegati.
E non si ĆØ ābadato a speseā, poi, per disconoscerli ulteriormente, mescolando in un unico calderone insegnanti precari e aspiranti insegnanti, sottoponendoli in massa ad un grottesco test preselettivo dove si ĆØ arrivati a dimostrare, in alcuni casi che quasi la metĆ dei quesiti erano sbagliati o mal formulati. CosƬ, uno stuolo di ācandidatiā, sbandati e umiliati da prove che i piĆ¹ autorevoli intellettuali dal Paese hanno definito (parafrasando le parole di uno stimabile e āinsospettabileā Ordinario di Filosofia) Ā come qualcosa che genera imbarazzo solo al parlarne e con cui misurarsi risulta penoso.
Inutile dire che lāultima decisione del Ministro Profumo di bandire un concorso per immettere in ruolo āgiovani meritevoliā ha soffiato sul fuoco, aumentando confusione e scompiglio. Sembra che reclutare insegnanti, nel nostro Paese, sia la cosa piĆ¹ difficile che ci sia. Infatti, dopo quanto si ĆØ visto in questi mesi, dal concorso per i Presidi in poi, con quali garanzie lāattuale Ministro propone ānuoveā soluzioni per combattere il precariato e āpromuovereā i migliori insegnanti dāItalia se accanto alle svolteĀ āepocaliā che ripristinano il concorso come canale di reclutamento, il MIUR, sta somministrando una prova concorsuale, quella per accedere ai TFA, viziata e volutamente organizzata per āsfoltireā i numeri che considera troppo alti di āaspiranti docentiā. E questo per permettere un mero accesso ad un percorso formativo, non al ruolo, costringendo, a pagamento, a questa umiliazione anche suoi stessi dipendenti. Altro che merito e qualitĆ . Strategie per fare cassa, sicuramente, visto che, come lo stesso Messaggero riporta, dei 170.000 partecipanti, solo circa 47.000 hanno superato il primo test.
Fermi nella volontĆ di difendere davvero il diritto e la professionalitĆ di quanti hanno negli ultimi anni garantito che il sistema scolastico italiano funzionasse, senza che nessuno se ne accorgesse, non capacitĆ camaleontica ma perchĆ© assunti dallo stesso MIUR in base da una valutazione periodicamente effettuata sui titoli di studio e di servizio, continueremo a far sentire la nostra voce, la voce dei precari di III fascia, sui quali adesso, per fare quadrare i conti, ĆØ caduta la scure del MIUR, sotto lo sguardo silente e semi inerte delle organizzazioni sindacali. E nella pagine del quotidiano che abbiamo citato abbiamo visto che di spunti, purtroppo, ce ne saranno proprio tanti, troppi.
ADIDA: NON CI RESTA CHE CONTINUAREā¦
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