L’istituzione del premio di 50 mila Euro quale migliore insegnante dell’anno sta creando sconcerto fra gli addetti ai lavori. La forzatura della premialità da parte del governo evidenzia che chi governa la scuola in realtà non la conosce affatto. La scuola non produce assemblati meccanici che per valutarli basta analizzare il materiale e la manifattura, la scuola forma le generazioni del futuro, lavora con esseri umani, ciascuno, vivaddio, diverso dall’altro e con un vissuti diversi.
Per questo motivo è un ottimo insegnante quel docente che lavora in una scuola di periferia e che ha come obiettivo la semplice scolarizzazione degli studenti, impartendo loro regole semplici come il rispetto verso i compagni, le istituzioni e la scolarizzazione. Come è un ottimo insegnante quel docente che lavora in un liceo d’élite nel centro di una città dove a frequentarlo sono gli studenti “migliori” e quindi con facilità punta all’eccellenza formativa, alla didattica innovatica eccetera eccetera.
Valutare il lavoro dei docenti con un concorso a premi è dunque frustrante ed offensivo per l’intera categoria, questo governo si è spinto persino oltre Brunetta, ma la scuola non dimentica ed è sempre stata l’ago della bilancia, con la speranza di non cadere, alle prossime elezioni, dalla padella alla brace e viceversa.
