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Concorsone – Lo sfogo di una prof.ssa palermitana: lavoro tutta l'estate per appena 500 Euro!

Mancano i docenti per le commissioni che dovranno giudicare i candidati per una cattedra: vengono chiesti orari folli per pochi spiccioli. La denuncia di una professoressa palermitana: “Mi hanno chiesto di farlo per spirito di servizio, ma con quale coraggio?”

di SALVO INTRAVAIA

Cinquecento euro netti, o giù di lì, per tutta un’estate a lavorare, senza ferie, domeniche comprese. “Mi sento umiliata, mortificata”. E’ la denuncia di una professoressa di Palermo, contattata dall’Ufficio scolastico regionale per fare parte della commissione esaminatrice del concorso a cattedre di Latino voluto dall’ex ministro Francesco Profumo. “Non accetto – risponde con cortesia ai funzionari che l’hanno contattata – io che a scuola lavoro con serietà non posso permettermi di non fermarmi d’estate per ricaricare le batterie in vista del prossimo anno”. Quella di Silvia Parroco, docente presso un liceo palermitano, è una storia comune a tantissimi altri docenti che si sono imbarcati nell’avventura del concorso per il reclutamento dei nuovi insegnanti.

“Qualche giorno fa – racconta l’indignata insegnante – ricevo una telefonata dall’ufficio scolastico regionale per la Sicilia. L’impiegato, molto gentile, mi invita a presentarmi in un istituto della città per vagliare l’ipotesi di accettare l’incarico di commissario al concorso a cattedre di Latino. Ma non nasconde la difficoltà da parte dell’amministrazione di rintracciare docenti di Latino disposti a correggere i compiti scritti e ad interrogare i candidati”. Il motivo è semplice. “Perché dovrei accettare l’incarico – chiede all’interlocutore la docente – avendo saputo che il compenso è di 209 euro lordi più

50 centesimi per ogni compito corretto e altri 50 centesimi per ogni candidato interrogato?”.

“Lo faccia per spirito di servizio”, si sente rispondere dall’altra parte del telefono dall’impiegato che la incalza perché si presenti all’appuntamento. E lei accetta. “Io, che di spirito di servizio ne ho tanto, mi presento alla riunione ma non intendo firmare nulla prima di avere visto il calendario degli impegni”, continua la Parroco. “Per andare all’appuntamento – spiega – sono stata costretta a perdere un’ora di lezione in classe. Transeat!”. “Ma appena arrivo, un preside in pensione mi fa capire subito che la situazione era davvero complicata: poiché proviene da fuori Palermo, ha chiesto al ministero un anticipo per le spese di albergo e di viaggio che è stato costretto a sostenere, ma dal mese di febbraio non ha ricevuto nulla”.

“Quindi, chiedo di prendere visione del calendario che era stato compilato con dovizia di particolari: tutti i pomeriggi, sabati compresi, fino alla fine delle lezioni; pausa di qualche giorno e tutto il mese di luglio impegnati mattina e pomeriggio. Ad agosto l’impegno sarebbe stato ancora più pressante, sette giorni su sette, domeniche comprese. Perché, mi spiegano, il calendario degli interrogati va affisso all’albo 24 ore prima. Una follia”. I lavori si devono concludere entro il 31 agosto e occorre correre. “Non nascondo di essermi sentita umiliata e mortificata, non solo per me stessa, ma per tutti quei miei colleghi d’Italia che ogni giorno a scuola lavorano – commenta – con impegno e serietà”.

“Mi rovino l’estete – osserva – per 500 euro netti, 209 più 50 centesimi a compito e altrettanti a interrogazione, col caldo torrido di luglio e agosto in Sicilia? E tutte le pressioni che mi sarebbero arrivate ma anche con il rischio di ricorsi per i quali devi magari pagarti anche l’avvocato, come la mettiamo?”.

“Ma con quale coraggio il ministero ci chiede cose simili?”, risponde ai malcapitati che l’hanno convocata. “Mi dispiace di avere perso un’ora del mio tempo con le mie classi, è indegno che ci si chieda di non godere delle ferie, è indegno che ci trattino in questo modo”, risponde. Declina l’invito, saluta cortesemente e si allontana

La Repubblica

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