HomePrecari della ScuolaGuai in vista per gli insegnanti, a rischio 20mila assunzioni

Guai in vista per gli insegnanti, a rischio 20mila assunzioni

A rischio 20mila assunzioni, tutta colpa della Buona Scuola di Renzi

Ancora guai per gli insegnanti precari, a causarli è ancora una volta la cosiddetta legge della “buona scuola”. A farne le spese sono 20mila maestre della scuola dell’infanzia che speravano nel posto a tempo indeterminato e invece rischiano di vivere un incubo. L’ incubo di restare tagliate fuori. A denunciarlo su Repubblica e’ Corrado Zunino, di seguito l’articolo.
Nell’estate peggiore della Buona scuola, ventimila maestre d’infanzia in attesa di un posto di lavoro a tempo indeterminato scoprono di essere state tagliate fuori. Ancora una volta. Assunzione certa per poche, ed erano state – tanto le idonee del concorso 2012 quanto le iscritte alle graduatorie Gae – già discriminate nel 2015 (e poi rassicurate per i mesi a seguire). Ecco. A ridosso di Ferragosto il blocco Gm2012 ha scoperto che su 1.732 idonee ancora senza cattedra 455, ad oggi, non l’avranno più. Una su tre. E alla fine del concorso 2016 (s’ipotizza tra ottobre e novembre) le iscritte al precedente bando, il 2012 appunto, scadranno. Chi per quella data, tra le “Gm”, non avrà una docenza di ruolo non l’avrà più. Sul fronte Gae, seconda questione, l’arrivo in massa dei diplomati magistrali per volontà del Consiglio di Stato sta ritardando ulteriormente l’assunzione di chi attende un posto anche da vent’anni.
La questione Gm2012 è complicata, un ginepraio dal quale sembrava di essere usciti lo scorso 12 maggio, ma che con le ultime chiamate degli Uffici scolastici regionali è tornata a ballare in tutta la sua precarietà. Sono sei le regioni che hanno iscritte ancora fuori ruolo: Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Abruzzo e Lazio. In Campania si è scoperto che i posti per le Gm 2012 sono solo 32 (su 522 candidate), in Sicilia 22 (su 872), in Calabria 12 (su 92). Nelle altre tre regioni il fabbisogno è sufficiente a far entrare tutte le iscritte. Il decreto del 12 maggio, con l’emendamento strappato per volontà del governo e della segreteria di Davide Faraone in particolare, ha consentito a queste precarie in esubero nella loro regione di andare a cercare la cattedra fuori. C’è una quota di riserva pari al 15 per cento, dedicata proprio alle Gm2012. Ma ora – perché i conti della scuola sono sempre in aggiornamento, non si riesce mai ad avere una cifra che resista più di un mese (prima degli spostamenti per la mobilità in Campania c’erano seicento posti e ora sono trentadue) – i sindacati hanno verificato che neppure con l’interregionalità e la protezione al 15 per cento ci saranno cattedre a sufficienza. Le tabelle dicono, appunto, che 455 “Gm infanzia” resteranno fuori. Il Miur non ha confermato i numeri, ma ha fatto sapere che sta lavorando – anche a ridosso di Ferragosto – per risolvere la questione.
Le Gae dimenticate, una loro avanguardia, hanno risposto con una denuncia all’Unione europea per discriminazione assunzionale. L’ultimo esposto alla Corte di giustizia europea – quello sui precari con 36 mesi di supplenze, accolto con una sentenza favorevole nel novembre 2014 – stimolò l’avvio del piano straordinario di assunzioni della Buona scuola. Altri si sono limitati ad esporre sui social minacce di voti contro il Pd (#vimolliamoin18.000).
Le due situazioni sono diverse e parallele. Le millesettecentoventi Gm hanno avuto “leggi speciali”, ma senza la loro applicazione completa un terzo non entrerà mai più a scuola. Le Gae dimenticate entreranno, prima o poi, negli istituti d’infanzia, ma il vuoto della Legge 107 e l’inserimento a forza in graduatoria dei diplomati ha fatto sì che questo ingresso sia stato lentissimo e si annunci tale per il futuro. Per le prime – le idonee del 2012 – il Miur sta lavorando in queste ore. Per le seconde – le Gae – la disponibilità di un posto è legata alla legge delega 0-6 anni, che prevede finanziamenti seri sull’infanzia e che a settembre potrebbe entrare in Consiglio dei ministri. Anche questo, tuttavia, non potrà essere lo strumento definitivo: assumere 18.000 precari costa 600 milioni di euro e la cifra, per ora, a bilancio non c’è.
Nel guado delle dimenticanze, dei ritardi e delle sentenze ci sono le storie delle persone. Ci sono famiglie che, avendo messo in preventivo che la moglie e madre dovrà partire per insegnare fuori regione, hanno chiesto prestiti alle banche. Ci sono mariti che hanno lasciato il loro lavoro, pronti a seguire a settembre la compagna docente. Ma, di nuovo, il futuro è in discussione

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