HomeScuolaIl Consiglio e la Commissione europea: bocciano i docenti italiani, ecco perchè

Il Consiglio e la Commissione europea: bocciano i docenti italiani, ecco perchè

Giudizio duro, anzi durissimo. Il report congiunto del Consiglio e della Commissione europea boccia sonoramente gli insegnanti italiani: sono troppo vecchi e pure impreparati, ma a quanto pare non riguarda solo in nostro Paese, il disegno sembra comune, ovvero la demolizione del ruolo del docente. Ne scrive, nell’articolo che segue, Emanuela Micucci.

Il fattore insegnanti è la chiave di volta per l’istruzione e la formazione degli studenti in Europa. Lo dice il report congiunto del Consiglio e della Commissione europea, mettendo al centro il ruolo cruciale della formazione degli docenti e lo sottolinea il rapporto di Eurydice The Teaching Profession in Europe: Practices, Perceptions, and Policies (www.indire.it/eurydice). Eppure, il fascino per la carriera docente è quasi ovunque in declino, la classe insegnanti invecchia. Così, molti Paesi europei fanno i conti con la carenza di personale docente in possesso di un’adeguata qualifica. Occorre formazione continua.

Analizzando le politiche che regolano la professione docente, i comportamenti, le pratiche e le percezioni dei quasi 2 milioni di docenti dell’istruzione secondaria inferiore impiegati nei 28 Stati membri, in Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia, Norvegia, Serbia e Turchia, il rapporto di Eurydice evidenzia che circa due terzi degli insegnanti hanno più di 40 anni e che circa il 40% andrà in pensione nei prossimi 15 anni. Se in Lussemburgo, Romania, Regno Unito e Malta più del 50% dei docenti ha meno di 40 anni, in Bulgaria, Estonia, Grecia, Lettonia e Austria questa percentuale è minore del 25%. Per i docenti neoassunti in quasi due terzi dei Paesi è previsto un programma strutturato di avvio alla professione che prevede una formazione aggiuntiva, un sostegno e una consulenza personalizzati, dura di solito un anno, può comprendere diversi tipi di attività, il più delle volte è obbligatorio e termina con una valutazione.

In generale, una valutazione degli insegnati regolata a livello centrale è presente in quasi tutti i Paesi europei, tranne Irlanda, Finlandia, Norvegia, Olanda, Scozia, Turchia e Italia. Tuttavia, in Finlandia, Olanda, Scozia i docenti sostengono regolarmente colloqui o incontri con il preside con lo scopo di migliorare le proprie performance. Nella maggior parte dei Paesi, infatti, è il dirigente scolastico il responsabile della valutazione dei docenti, che però solo in alcuni Stati è legata a un aumento di stipendio. E’ il caso dell’Inghilterra. Mentre in Svezia si tiene conto della valutazione degli insegnanti nella contrattazione sindacale tra dirigente scolastico e parti sociali per le remunerazione dei docenti. Strategica nell’Unione europea la formazione continua degli insegnanti, sebbene il contenuto dei corsi di aggiornamento non sempre coincidano con i bisogni espressi dai docenti. Più della metà, infatti, vorrebbe formarsi nell’insegnamento agli studenti Bes, nella didattica digitale, l’apprendimento personalizzato, nell’orientamento professionale e nel counselling agli alunni. Così, nonostante il 38% esprima il bisogna di essere formato nella didattica multiculturale o plurilingue, solo il 13% ha partecipato a corsi su questo tema. Al contrario, la formazione punta sulla propria disciplina insegnata dal docente. Dal rapporto, infine, emerge che solo il 27% degli insegnanti è stato all’estero per fini professionali, con i Paesi nordici e baltici che presentano le percentuali più alte.

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