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Il mestiere di insegnare – Un insegnante deve essere un santo per poter insegnare?

Pubblichiamo sulle nostre pagine la riflessione del Professor Mario Strano che alla domanda: Un insegnante deve essere un santo, per poter insegnare?  Ha così risposto:

Penso che la risposta sia: sì!
Un insegnante deve essere un santo, per poter insegnare!

Infatti, ma diciamocelo a bassa voce, tra di noi, in primis dobbiamo saper amare noi stessi(=credere nella bellezza, importanza ed utilità di ciò che ci accingiamo a fare); in secundis, saper amare i nostri studenti, complessivamente come classe e singolarmente, ognuno nella sua individualità, consapevoli che il nostro insegnamento non è perché innamorati delle nostre tecnicalità né perché dobbiamo “giustificare lo stipendio” ma è un ulteriore supporto alla loro crescita spirituale(soprattutto futura), quasi con le caratteristiche spirituali dell’amore genitoriale; in tertiis, dobbiamo essere consapevoli che il nostro lavoro, nel quale esprimiamo noi stessi, è una forma di amore verso la società tutta, della quale siamo consapevolmente parte.

Mi piace ricordare che lo studente nota prima del concetto che io espongo quanto io stesso lo reputi bello, importante e meritevole d’essere appreso, e ciò dal tono, dal colore, dal modo in cui fluiscono le parole che uso per illustrarlo…

Sì, cara Cristina, penso che se siamo VERI INSEGNANTI allora ipso-facto possiamo dedurre degli indizi circa l’esistenza dell’aureola della santità, che, certamente a nostra insaputa, circonda il nostro capo.

PS: si può dedurre anche, dal poco che ho fin ora esposto, quanto alta sia la mia disistima per la cosiddetta “cultura della valutazione” che, in nome della “meritocrazia” pretenderebbe “quantificare lo Spirito”,e ciò per poter “confrontare” anime diverse, gli studenti in base al numero di crocette che mettono nelle rispettive caselle giuste; i professori in base al numero di loro studenti che ottengono l’ammissione alla classe successiva(o qualsiasi altro “equivalente criterio”); le università, in base alla percentuale dei loro studenti che a tre anni dalla laurea già lavorano!

Il triplice senso di responsabilità dell’insegnante(verso se stesso, gli studenti e la società) “tiene insieme” una classe(di qualsiasi livello), e NON la spazzatura materialistica -rimasticata da proconsoli necessitati ad autolegittimarsi- di “concetti” estranei a tutta la CULTURA PEDAGOGICA italiana pre-1990!

Ed infatti, materialisticamente, zzaurdamente e pubblicitariamente, l’attacco totale a Scuola e Università pubbliche italiane è iniziato con la distruzione del legame di”responsabilità” tra il prof. e la sua classe, tentando di sostituire(e spesso, ahimè, riuscendoci) a questo VALORE ASSOLUTO(l’amore del prof. per la sua classe e la fiducia degli studenti nel loro prof.) pseudo relativi valoruzzi (i quiz Invalsi a cui ti debbo “allenare”; i test d’ingresso all’Università, i “crediti” che devi guadagnare….).

La rozza “materialità” della quantificazione, per il confronto, tiene insieme degli individui, MA NON E’ SUFFICIENTE a “tenere insieme” una classe…
E, purtroppo, con le classi franano le scuole e l’intera società Italiana, come, e non da oggi, drammaticamente accade.

Mario Strano

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