HomeStampaImmissioni in ruolo? Solo se a costo zero!

Immissioni in ruolo? Solo se a costo zero!

di Alessandra Ricciardi
Lo stratagemma è stato già utilizzato per l’ultimo piano di assunzioni: concordare con i sindacati di mantenere gli stipendi in ingresso dei nuovi assunti per un po’ di anni allo stesso livello di quando erano precari. Condicio sine qua non per avere il sospirato posto fisso. Ora si replica.

Il consiglio dei ministri di ieri ha approvato il decreto legge proposto dal ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, che prevede un piano triennale per 85 mila assunzioni: 16 mila per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo e 69 mila per gli insegnanti, dei quali 26 mila saranno per il sostegno. A condizione, precisa il decreto, che sia garantita «l’invarianza finanziaria». Un provvedimento corposo, che va dal welfare per gli studenti all’accesso gratis dei docenti ai musei, dalle assunzioni negli enti di ricerca allo stop al bonus maturità per i test di accesso alle università. Un decreto al quale il premier Enrico Letta ha assegnato il compito, ad avvio del nuovo anno scolastico, di dare il senso di quel cambio di marcia da tempo richiesto sulla scuola e l’università. Alla fine, si tratta di 400 milioni di investimenti, a cui il Tesoro ha dato l’ok grazie a un po’ di tagli di spesa su altre amministrazione, all’incremento dell’accise sui tabacchi e alla clausola di «invarianza finanziaria» per le assunzioni nella scuola. É saltata dal decreto invece la norma sugli istituti paritari, che nella bozza in entrata al cdm (e pubblicata sul sito di ItaliaOggi) è indicata all’articolo 16: una norma che, dicono ambienti cattolici del Pdl e del Pd, avrebbe assestato un ulteriore duro colpo agli istituti paritari a dispetto della legge n. 62/2000 che garantisce alle scuole che fanno parte del sistema nazionale di istruzione e formazione parità di condizioni. Senza differenza tra statali e paritarie. «É necessaria non una contrapposizione tra pubblico e privato», ha spiegato il sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, «ma un riflessione seria sui due pilastri del sistema».

Assunzioni, 1 a 1. Europa placata

Una svolta rispetto al recente passato: si potrà assumere su ogni posto libero dell’organico di diritto e per intero e non solo sui posti lasciati dai pensionati e in parte. Sono stati dunque superati i paletti messi a partire dal decreto legge 112/2008 a contenimento del turn over. Si stima che saranno 89 mila gli assunti possibili nel triennio. L’obiettivo è di assicurare la continuità del servizio, si legge, erodendo quei margini di precarietà che finora hanno fatto lavorare studenti e insegnanti senza certezze. Ma anche mettere lo stato italiano al riparo dalle censure della Corte di giustizia europea che ha più volte sanzionato il ricorso nello stato a contratti a tempo determinato sui posti in organico e per un periodo superiore ai tre anni. Se il piano sarà pienamente realizzato, le supplenze dovrebbero essere fatte per i posti in organico di fatto.

Il rebus dell’invarianza della spesa

Il piano di assunzioni, si legge nel decreto, è subordinato a «una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale che assicuri il rispetto del criterio di invarianza finanziaria». Con l’ultimo piano di assunzioni, in sede contrattuale sindacati e governo stabilirono l’allungamento dei tempi necessari per agguantare il primo scatto di anzianità, in assenza del quale lo stipendio di ingresso resta uguale a quello di quando si è precari.

Reazioni sindacali, positive ma…

Generale l’apprezzamento per il provvedimento. «Si va nelle direzione giusta, dopo anni di tagli», dice Mimmo Pantaleo numero uno della Flc-Cgil. «Che si aprano tavoli di negoziato ci va benissimo, nessuno pensi, però, di farne il luogo di ratifica di decisioni già prese», avverte il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima. «La buona scuola è fatta dai docenti, che non possono subire il blocco del contratto e la sospensione degli scatti di anzianità, il governo deve intervenire», chiede il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna. «Bene la stabilizzazione, ora puntiamo agli scatti», concorda Rino Di Meglio, responsabile nazionale Gilda

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