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La protesta degli insegnanti della scuola dell’Infanzia

In un periodo in cui la scuola è stata messa di fronte a se stessa, di fronte alla fragilità e all’incorenza che l’hanno connotata, noi, insegnanti della scuola dell’Infanzia di Scuola Bene Comune, alziamo la nostra voce di protesta.

Abbiamo visto alternarsi mille soluzioni tra l’assurdo ed il paradosso, come se si stesse parlando non di bambini, ma di entità astratte.
In tutto ciò che è stato menzionato, in tutte le possibili e fantasiose alternative, la Scuola dell’Infanzia non è stata mai presa in considerazione.

La Scuola dell’Infanzia si basa sull’aspetto esperienziale, sull’apprendimento attraverso il corpo, con una concezione olistica del bambino che lo porta ad una crescita equilibrata ed armoniosa.

È la scuola degli abbracci, del contenimento emotivo svolto ancora a livello fisico,è il luogo dell’incontro e della socializzazione, dell’autonomia e del modeling. La sezione è luogo di contatto, perché se un bambino non si sente accettato fisicamente, non si sentirà accettato come persona.

Il distanziamento sociale nella Scuola dell’Infanzia non esiste, diventerebbe un ambiente sterile, anaffettivo e perderebbe la sua funzione educativa ed inclusiva.
Abbiamo sentito dire che la la scuola dell’Infanzia non è una scuola dell’obbligo , infatti la scuola dell’infanzia non dev’essere un obbligo, ma un’opportunità, occasione di crescita, apprendimento , socializzazione e civiltà.

Qui, dove il tempo viene ampliato e valorizzato, dove non c’è la corsa dovuta ad inutili prove Invalsi, la qualità della giornata scolastica è tangibile osservando la crescita dei bambini.

Proprio da questo punto, dalle radici più profonde della scuola, si solleva molta indignazione.

Ad inizio mandato la Ministra Lucia Azzolina aveva ribadito che, a fronte della denatalità, avrebbe mantenuto intatto l’organico e diminuito il numero degli alunni.
Purtroppo queste sono rimaste solo parole, perché negli USR non è arrivata nessuna disposizione ministeriale e sono state applicate norme gelminiane con insegnanti perdenti posto e sezioni con ben 30 bambini.

Questo poteva essere il governo della svolta, l’avremmo apprezzato, invece si è rivelato il governo della conferma.

Chiedevamo sezioni vivibili a causa del Covid e non solo, invece ci viene richiesto un maggiore sacrificio, volevamo una didattica a misura di bambino e verremo invece affiancati da psicologi e “volontari “, magari gente anche impreparata per approcciarsi con questa fascia d’età.

Non ci sono alternative: l’unica soluzione è l’ampliamento dell’organico nemmeno lo sdoppiamento, basterebbe attenersi al numero minimo previsto dalla legge.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha avanzato questa proposta, ovviamente non accolta. A questo punto ,anche come cittadini, ci chiediamo perché un Paese in una situazione di emergenza debba attenersi alle direttive del comitato tecnico scientifico, mentre un Ministero no.

Sdoppiare le classi di ogni ordine e grado sarebbe una spesa enorme in relazione ai fondi stanziati, ma non impossibile se messa in confronto con i soldi sperperati per vari bonus o per finanziare la paritaria in maniera incostituzionale oppure per finanziare la compagnia di bandiera, l’Alitalia.

È necessario, però, iniziare questo processo ed è necessario iniziare proprio laddove non ci sono altre soluzioni, cioè dalla Scuola dell’Infanzia, è necessario renderla obbligatoria e non identificarla ancora con i servizi 0/3 .

La Scuola dell’Infanzia è una scuola a tutti gli effetti toglierle identità significa togliere dignità e mancare di rispetto alla “persona bambino” e alle esigenze proprie di questa fascia d’età.

Scuola Bene Comune.

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