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RIFORME – Si apprestano a cancellare l’insegnante di sostegno, le scuole avranno il Tutor

Lo avevamo denunciato in tempi non sospetti citando più volte il rapporto della Fondazione Agnelli, adesso anche la carta stampata se ne sta rendendo conto. In particolare ne ha scritto il quotidiano Il Manifesto. Secondo il giornale spariranno dalla scuola gli insegnanti di sostegno e la nuova figura avrà competenze paramediche e carriera parallela. Per questa riforma non ci sarà neanche bisogno di passare dal Parlamento poiché la legge 107/2015 delega il governo in materia di riforma del sostegno. Di seguito l’articolo de Il Manifesto.

ROMA Un esperto di inclusione, che resti in classe al fianco dei più deboli o che faccia da tutor per l’intera scuola. Mentre tutto il personale, dal bidello al docente di latino, deve avere la competenza per assistere un ragazzo disabile senza creare discriminazioni. Non solo sostegno, dunque, ma un vero percorso di inclusione, che sia reale nelle scuole italiane e in tutte le classi, banco per banco. Per evitare che il più fragile, senza mezzi, resti inevitabilmente indietro se non escluso del tutto. E allora il confronto si fa sempre più acceso e la delega al Governo sul sostegno, come previsto dalla legge 107 della Buona Scuola, è di certo una delle più discusse.
IL MINISTERO
Il ministero all’Istruzione, che con la fase C del piano straordinario di assunzioni sta per immettere in ruolo 6.446 docenti sul sostegno, ha già incontrato i rappresentanti delle associazioni dei disabili, i docenti di sostegno e i presidi, gli studenti, i genitori e i sindacati, le università, gli enti locali e le regioni. La proposta in discussione prevede innanzitutto una formazione specifica per il sostegno che, a differenza di quanto accade oggi, non sia solo una qualifica in più rispetto all’abilitazione didattica su una materia curriculare come può essere matematica o italiano. Ma, come proposto dall’associazione Fish per il superamento dell’handicap, sia esclusivamente un’abilitazione sul sostegno.Con un percorso formativo ad hoc, probabilmente un canale universitario specifico che formi solo sulle tematiche dell’inclusione, anche scientifiche o para-mediche.
Sembrerebbe quindi destinato a sparire il docente che, oltre alla sua materia, ha anche la qualifica sul sostegno per lasciare spazio all’esperto. Una vera rivoluzione che passa anche per la formazione di base per tutto il personale scolastico con corsi specifici. Intanto si parte dal prossimo concorso, quello che sarà bandito entro il 1 dicembre, riservato solo a docenti già abilitati: avrà prove specifiche per il sostegno. Poi il reclutamento avverrà secondo i nuovi canali. L’intenzione del Miur, come più volte ribadito dal sottosegretario Faraone scatenando le ire dei docenti, è quella di evitare che gli insegnanti utilizzino il sostegno per ottenere l’assunzione e, una volta scaduti i 5 anni di vincolo, chiedere il trasferimento sulla cattedra della materia curriculare per cui si è abilitati.
LA SELEZIONE
Una nuova classe di concorso, quindi, da cui non si può uscire a meno che non si riparta da zero con gli studi e la selezione pubblica. Contrari a questa posizione sono parte dei sindacati e delle associazioni presenti ai tavolo, che chiedono innanzitutto maggiori assunzioni: «No al docente medico – denuncia Marcello Pacifico di Anief – mancano all’appello ancora 30mila insegnanti. Nelle scuole, ogni anno ci sono 5mila ragazzi disabili in più. Sul sostegno, quindi, in tutto servono 120mila docenti». Contraria alla “medicalizzazione” del docente anche la Flc Cgil: «Si tratterebbe infatti di un sostegno curativo – spiega Anna Fedeli, della segreteria nazionale – più che inclusivo. E non è quello di cui abbiamo bisogno. L’inclusività infatti, fino ad oggi e dove ha funzionato, è stata un fiore all’occhiello della scuola italiana. Scorporando il sostegno dalla didattica, arriveremmo al docente che fa la diagnosi ma che non lavora avulso dal percorso della classe».
Lorena Loiacono

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