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Smart Cities ed Industria 4.0: verso l’innovazione sociale per fronteggiare il problema dei NEET

Parlando dei nuovi paradigmi e delle nuove frontiere per le industrie e le città, vengono tralasciati gli aspetti importanti relativi alle integrazioni con temi sociali come la disoccupazione e l’inattività giovanile.

Industria 4.0 e SmartCities fanno pensare a modalità operative in cui tutto funziona al meglio, dove gli ultimi che sono in tanti, non trovano impiego e realizzazione professionale.

Ogni insegnante durante la sua carriera ha dovuto prendere atto dei talenti digitali di uno o più alunni, dettati dalla passione e dal vantaggio dei singoli a vivere in ambienti stimolanti e che hanno permesso di imparare ad imparare da soli.

Nonostante questi casi particolari e nonostante le competenze trasferite dall’attuazione del Piano Nazionale della Scuola Digitale, se alla vita di questi dei giovani Nativi Digitali, si affiancassero situazioni come la:

  • disoccupazione e perdita del lavoro dei genitori
  • assenza di competenze chiave di cittadinanza
  • scarsa conoscenza della lingua italiana e dell’inglese
  • malattia di un fratello, genitore o un partner
  • la gravidanza o condizione di genitorialità
  • abuso di sostanze stupefacenti
  • povertà
  • divorzio dei genitori
  • una vita di scarsa partecipazione alla società
  • bassa autostima e violenza domestica

trovarsi a vivere una condizione di NEET sarebbe molto probabile.

Vengono così definiti i ragazzi tra i 19 ed i 35 anni che non sono inseriti in un percorso scolastico o formativo, ma neanche impegnati in un’attività lavorativa. (NEET ,Not in education, employment or training).

L’inattività dovuta a situazioni di vita non deve però lasciare un marchio indelebile ed insostenibile nella vita di questi giovani che ad oggi in Italia raggiungono il 26,9%.

Questa condizione oltre ad avere dei danni sul Prodotto Interno Lordo (PIL) lascia alla vita dei giovani situazioni di esclusione ed assenza di partecipazione alla vita politica e da cittadini. Porta a sentire continuamente disagi nella quotidianità, a perdere amor proprio ed autostima degenerando in situazioni di cittadinanza assente e passiva.

Un fenomeno davvero preoccupante per il quale si battono le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, ma anche l’Unione Europea e gli organi dello Stato a partire dal Ministero del Lavoro e dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Una governance da strutturare e rafforzare ma soprattutto da allargare a tutti gli attori di un territorio.

In questa direzione sono coinvolte anche le città che, oggi più che mai, si vedono classificare rispetto a temi importanti che prima erano poco considerati che prima venivano e lasciati alla cura dei comportamenti più virtuosi.

La classifica nazionale ICityRate puntualmente pubblicata annualmente, mette sotto la lente e valorizza le buone pratiche nazionali mentre “bacchetta” gli enti che ancora non hanno percepito che bisogna indirizzarsi verso nuovi ed integrati modi di governare le città.

Ad oggi governare secondo indicatori come disoccupazione, dispersione scolastica e percentuale di giovani inattivi, permette di indirizzare politiche su aspetti socialmente importanti, che assumono ruoli strategici nella qualità della vita nelle città.

Poiché saranno le città intelligenti ad avere sui propri territori le Industrie 4.0, dovranno essere le prime a gestire gli effetti sociali di questo fenomeno.

La prevista dismissione delle professionalità con un notevole impatto sociale dovuta al ricorso ai robot “assorbirà” parte dei posti di lavoro tradizionali.

Secondo una ricerca presentata dal The World Economic Forum, fondazione svizzera, nei futuri 5 anni l’Industria 4.0 renderà disoccupati circa 7 milioni di operai, dei quali solo 2 milioni verranno ricollocati in seguito a una formazione digitale per la gestione dei nuovi strumenti ed impianti.
Oltre le rassicurazioni di alcune aziende da qui al 2025, data prevista per l’entrata a pieno regime dell’Industria 4.0, il tema dovrà essere affrontato in modo serio e preventivo.

Le tante competenze digitali tra quelle obsolete e le indispensabili dettate dai fattori abilitanti, mettono al centro la necessità di pensare a fare percorsi di innovazione sociale.

Sono questi i contesti in cui bisogna pensare ad innovazioni nel modo operare, ed a sviluppare nuove idee ed aspetti che perseguono i vantaggi sociali, creando nuove collaborazioni con il fine di migliorare la società e la sua capacità di agire.

Perché non pensare da subito alle possibili perdite di posti di lavoro e soprattutto ad un posizionamento mirato dei NEET, visto che ad oggi, tutti ci troviamo tutti in una fase iniziale di questi nuovi orizzonti.

 

Bisognerebbe fare una indagine per caratterizzare le competenze di questi giovani, ma nessuno può negare che tra loro risiedono competenze digitali importanti, acquisite autonomamente, che sono al centro degli obiettivi del PNSD di oggi.

Gli stessi Hikikomori, NEET chiusi nelle loro stanze, potrebbero essere una miniera di competenze digitali da spendere.

 

Dobbiamo poter affermare subito che l’espressione alta di industria 4.0 italiana, deve essere quella che va ad impattare in modo positivo sulle tematiche sociali.
Dare ad esempio un futuro dignitoso a chi perderà il lavoro sarà il primo passaggio per evitare che i loro figli vivano anche essi la condizione di NEET.
Creare le competenze reclamate dal 21% dei NEET che attribuisce alla scuola l’incapacità di formare per trovare un lavoro, deve essere l’obiettivo principale di ogni istituzione scolastica.
Ci sono i tempi per prevedere e programmare tutto siamo tutti al primo passo.

Nelle ricadute sociali degli incentivi dati alle industrie deve necessariamente esserci il l’obiettivo della riduzione dei NEET e del contenimento della disoccupazione.
Tra le misure già in atto si necessitano di proposte concrete che spingono verso un modo di operare “di sistema” e non legata allo sforzo dei singoli soggetti, che affrontino:

  • la copertura dei costi per fare “uscire” di casa i NEET per un nuovo percorso di orientamento ed occupazione;
  • come eliminare la burocrazia
  • come coinvolgere tutti gli enti imprese ed associazioni sul territorio verso una accelerazione amministrativa
  • come sostenere percentuali elevate di incentivazione fino al 100 % dei costi sui salari per la reintegrazione sociale dei NEET
  • come formare per il futuro, la formazione deve assumere un ruolo strategico per una nuova collocazione nel mondo del lavoro
  • come stabilire un ruolo di coordinamento che deve essere dato alle città, che migliorerebbero le azioni delle politiche giovanili e per le problematiche dei NEET

 

Tutte proposte fattibili ed attuabili perché oltre le necessarie super competenze, la sfida sociale nazionale per industria 4.0 sarà davvero quella di sfruttare l’occasione per far spiccare i talenti dei giovani NEET, che nessuno può permettere ed accettare che rimangano chiusi in una stanza.

 

Per approfondimenti:

Prof. Ing. Felicetto MASSA | Docente di Scuola Media Superiore di Secondo Grado Istituto Omincomprensivo “Giulio Cesare” – Sabaudia (LT)

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