Gentile Redazione di InformazioneScuola,
scrivo per portare all’attenzione vostra e dei lettori una realtà che stride fortemente con la narrazione trionfalistica che il Governo continua a diffondere sugli “aumenti storici” degli stipendi dei docenti.
Sono un docente laureato della scuola secondaria di II grado, fascia 15.
Lo stipendio netto di gennaio 2026 si attesta intorno ai 1.790 euro.
Questo è il dato reale, verificabile, concreto.
Ed è da qui che occorre partire per smascherare una propaganda che rischia di diventare offensiva per migliaia di lavoratori della scuola.
Gli aumenti sbandierati come “significativi” risultano, nei fatti:
assorbiti dall’inflazione cumulata degli ultimi anni;
neutralizzati dall’aumento del costo della vita, delle utenze, dei mutui e dei beni essenziali;
frammentati in voci accessorie che non incidono strutturalmente sullo stipendio tabellare e non garantiscono alcuna prospettiva futura.
Un docente con oltre quindici anni di servizio, con responsabilità educative, burocratiche, didattiche e spesso anche sociali, percepisce un reddito che lo colloca ben lontano da qualsiasi riconoscimento professionale adeguato.
Non si tratta di lamentela, ma di onestà intellettuale:
chiamare “aumenti” ciò che, nella migliore delle ipotesi, è una magra compensazione equivale a prendere in giro una categoria già duramente provata.
La scuola non ha bisogno di annunci, ma di scelte strutturali:
stipendi dignitosi, carriere chiare, rispetto per il lavoro quotidiano che si svolge nelle aule reali, non nei comunicati stampa.
Per questo ritengo doveroso raccontare i numeri veri, quelli che arrivano sul cedolino, affinché il dibattito pubblico sia basato sui fatti e non sulla propaganda.
Ringraziandovi per l’attenzione e per lo spazio che vorrete dedicare a questa testimonianza, porgo cordiali saluti.
Massimo S.
Docente scuola secondaria di II grado
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