
Si tratterebbe di un titolo da conseguire al termine di un percorso di formazione novennale (nel Decreto si prospetta la data del 2032!) e che sarà riservato solo all’1% degli insegnanti, a fronte di una ulteriore retribuzione di 400 euro lordi al mese. E’ un vero schiaffo in faccia per i docenti italiani, i quali anche se penalizzati da uno degli stipendi più bassi in Europa, hanno indefessamente prestato il loro contributo nel corso della Pandemia, in mezzo a mille difficoltà e inadeguatezze tecniche e strutturali e si vedono ora proporre per il rinnovo del loro contratto, scaduto da quattro anni, 50 euro mensili.
Le stesse identiche considerazioni vengono espresse da Articolo UNO e dal Gruppo del Manifesto dei 500, oltreché dal comunicato congiunto delle maggiori sigle sindacali.
Il Partito Democratico chiede invece un allargamento del numero dei beneficiari e un confronto con le parti sociali, al quale il governo Draghi si è sempre sottratto, preferendo invece risolvere i problemi, come in questo caso, “A colpi di decreto”, frettolosamente e senza guardare in faccia nessuno.
SBC condivide pienamente la posizione dei sindacati della scuola, i quali sottolineano come il mancato rinnovo del contratto e il disinteresse nei confronti dell’istruzione, vero motore e fondamento del nostro Paese, siano una responsabilità di tutte le forze politiche, nessuna esclusa.
L’istituzione del “Superdocente”, chimera o mostro a più teste tuttofare, nuovo automa del processo educativo, non può e non deve costituire il futuro di una professione sempre più vilipesa, chiamata ad essere tutto e di più, sopperendo alle carenze di una politica interessata solo ai bilanci, alle spese e soprattutto al risparmio sul servizio pubblico.
SBC invita gli insegnanti ad unirsi e ad iniziare un vera battaglia per i loro diritti, alzando finalmente la testa e chiamando la politica ad assolvere il proprio compito nei confronti della collettività.
Gruppo Scuola Bene Comune
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