Cosa ne sarà del concorso se saranno accolti i ricorsi presentati dai sindacati? Cosa ne sarà dei docenti precari che ne avevano diritto in base alla legge 107/2015? Se saranno ammessi anche i non abilitati sarà caos?
La scuola ormai da anni è diventata terreno di scontro fraticida, il divide et impéra messo appunto dai governi talvolta ha trovato una “appoggio” anche nei sindacati che nella logica “tutti devono poter partecipare” hanno, loro malgrado, contribuito a dividere una categoria ormai frastagliata in tante piccole fazioni. Tale divisione è persino ovvio che la rende debole e spesso i docenti sono costretti a sprecare le loro energie nel tentativo di far soccompere la proprio controparte, perdendo di vista la vera “nemica”, la mala politica.
Il concorso ora e i PAS e TFA prima, hanno lasciato sul terreno una scia di veleni e di malumori che ancora adesso faticano ad essere superati.
L’unione sarebbe auspicabile. L’unione aumenterebbe il potere contrattuale ed imporrebbe ai sindacati di scegliere una linea comune che sia davvero rappresentativa, tuttavia alla luce dei provvedimenti emenati in questi ultimi anni crediamo che al momento non sia possibile. Intanto il 20, fra tre giorni, la scuola è attesa in piazza con i sindacati rappresentativi, saranno manifestazioni regionali, basteranno a far capire al governo che deve cambiar rotta? Forse no, però lo sciopero resta ancora l’unica arma (spuntata) che ha la scuola.