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Cos’è la tecno-demenza?

Pubblichiamo sul nostro portale la riflessione di una docente circa le ultime novità introdotte dalla ministra Fedeli. Il titolo è emblematico: tecnodemenza.

Tecnodemenza, quando la novità rimbambisce

La tecnodemenza arriva in classe

Grazie illuminatissima ministra per aver trovato, rovistando nei cassonetti europei, un’altra novità avariata da proporci, è motivo d’orgoglio per noi raccogliere i prodotti scaduti cestinati dagli altri! Che bella e innovativa idea l’uso dello smartphone in classe, finalmente i ragazzi potranno incollarsi sul display h24, diventando periferiche di uno strumento alienante contro il quale la scuola, ultimo baluardo di umanità, ha finora strenuamente resistito.
Lei però ha ragione, siamo stati obsoleti, arcaici, ciechi alle infinite potenzialità didattiche dello spippolamento digitale…ostinatamente arroccati al nostro umanesimo abbiamo perso il treno del futuro, privilegiando il contatto umano e la creatività a scapito dell’automatismo robotico.
Come abbiamo potuto pensare che la scuola fosse il regno dell’empatia, del rapporto umano fatto di pacche sulle spalle, di sguardi, dello scambio reciproco di idee, conoscenze e risate…come abbiamo fatto a non capire i limiti insiti nella manualità creativa, nel confronto critico, nel prodotto unico e irripetibile di un processo di maturazione e apprendimento.
Come abbiamo fatto a resistere alle sirene ammaliatrici dell’omologazione seriale, del tutto subito col minimo sforzo, dell’assemblaggio di monadi sperdute fra app, account e download…siamo antichi, ammuffiti come la storia che insegniamo e le pagine vissute dei nostri libri…ora dovremo aggiornarci per essere al passo con i millennials sputando sopra i nostri inutili studi.
Sa che le dico cara ministra?? Che se avrò impellenze tecnodigitali userò le miserrime attrezzature da voi forniteci perchè è comodo fare i moderni con i soldi degli altri, con i nostri tablet e con i loro smartphone vero ministra???
Proprio in quanto educatrice e non addestratrice io resisterò all’invasione robotica, me ne infischierò del suo ridicolo decalogo e anzi insegnerò ai miei alunni quanto sia bello, colorato, caldo e appagante spegnere per qualche ora l’alter ego elettronico e ritrovarsi vivi e umani guardandosi negli occhi e scaricando l’app dell’amicizia e della solidarietà.
Di A.C.

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