HomeComunicato StampaIl rapporto Eurydice 2022 fotografa la retribuzione dei docenti in Europa

Il rapporto Eurydice 2022 fotografa la retribuzione dei docenti in Europa

COMUNICATO STAMPA – Ancodis: il rapporto Eurydice 2022 e la retribuzione dei docenti in Europa.

L’annuale rapporto Eurydice 2022 che sarà pubblicato nel prossimo mese di ottobre – tra i tanti temi – mette a confronto le retribuzioni dei docenti nei paesi della rete Eurydice.
Il rapporto prende in esame gli stipendi di base degli insegnanti a “inizio carriera” e le loro prospettive di progressione retributiva annuale. Vengono, inoltre, analizzate le differenze di stipendio a seconda dei diversi livelli di istruzione e tra docenti e dirigenti.
Fa notizia per molti “analisti” – evidentemente distratti in questi anni – il gap economico degli stipendi degli insegnanti italiani rispetto ai colleghi dei più importanti paesi europei soprattutto nei primi 15 anni di servizio e il modesto incremento nel corso della lenta scalata delle fasce stipendiali.
A tal proposito, appaiono ancor più sorprendenti le dichiarazioni dei leader politici e dei segretari dei sindacati rappresentativi che sembrano venire dal mondo della luna.
Invece, nulla di nuovo!
Semplicemente abbiamo la conferma di quanto sappiamo e sul quale ci confrontiamo da anni così come leggiamo nei precedenti rapporti.
Piuttosto, oggi nessuno fa emergere alcune grandi questioni contrattuali che Ancodis da oltre 5 anni pone al centro del dibattito.
Incominciamo allora a fare chiarezza anche nella comunicazione ufficiale e, dunque, diciamo che:
nella scuola italiana NON esiste la progressione di carriera professionale di un docente ma la lenta e arcaica progressione stipendiale per anzianità. Anzi, la carriera per il personale docente è un ossimoro oltre che sembrare un tabù per gran parte delle forze politiche e organizzazioni sindacali;
nel sistema scolastico italiano NON c’è la retribuzione economica proporzionale alla quantità e qualità di lavoro didattico e organizzativo svolto dentro e fuori gli ambienti di apprendimento;
nella scuola dell’autonomia le attività aggiuntive necessarie per il funzionamento organizzativo e didattico NON sono retribuite come meriterebbero ma in modo forfettario (qualcuno dice che poiché la coperta è corta le ore sono determinate in contrattazione di istituto al ribasso rispetto al reale impegno dedicato) a 17.50 euro/h lordo dipendente che si riduce a poco più di 10 euro/h nel cedolino (agosto/settembre/ottobre?);
in Italia per avanzare nella fascia stipendiale NON bisogna essere bravi e competenti e lavorare di più e bene ma occorre aspettare l’inesorabile lento invecchiamento che blocca l’entusiasmo e il dinamismo delle giovani risorse e lascia i docenti “più anziani” (le cui retribuzioni non si discostano dalla media europea) sostanzialmente meno insoddisfatti;
nella scuola il lavoro nelle diverse forme di un docente NON produce effetti tangibili e permanenti nella sua professione; le risorse umane e professionali non hanno alcuna forma di valorizzazione. Allora tanto vale fare il minimo contrattuale e cercarsi un doppio/triplo lavoro magari in ….grigio. A tal proposito, possiamo conoscere il numero di docenti e non docenti autorizzati a svolgere un secondo lavoro?
“Gli incarichi aggiuntivi e le conseguenti responsabilità che ne derivano – afferma il Presidente di Ancodis Rosolino Cicero – sono riconosciute nella maggioranza dei sistemi scolastici europei e soltanto in pochissimi (tra cui l’Italia) sono considerate soltanto a livello di contrattazione di istituto con modestissimi e risibili incentivi economici. In molti paesi europei, alla definizione della progressione della carriera un rilevante peso hanno l’assunzione di incarichi aggiuntivi, la formazione professionale continua, l’anzianità di servizio così da incoraggiare i docenti a migliorarsi nella funzione didattica, ad assumere incarichi aggiuntivi, ad accogliere favorevolmente proposte di azioni formative professionali.”
“Tutto questo – continua il Presidente Cicero – è noto ai nostri rappresentati politici e sindacali protempore che continuano a sorprendersi dei dati del rapporto senza però mettere al centro della loro azione l’Art. 36 della Costituzione Italiana – la cui applicazione farebbe giustizia alle centinaia di migliaia di donne e uomini che hanno deciso di costruirsi un futuro nella scuola e, soprattutto, di vivere la scuola – la valorizzazione professionale e la vera progressione di carriera.”
“Siamo di fronte ad un ARCAICO status professionale della funzione docente – conclude Cicero – per la quale Ministero ed OO.SS. devono trovare soluzione. Se vogliamo davvero dare un nuovo impulso alla scuola italiana allora occorre ripartire dalle risorse umane incominciando nel prossimo CCNL a riconoscere a Cesare quel che è di Cesare!”

ANCoDiS

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