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Il Re è nudo: stipendi fermi, inflazione alle stelle e l’esodo turistico degli italiani verso l’estero

Gli albergatori smascherano la retorica: gli italiani le vacanze con questi stipendi non se le possono più permettere

Negli ultimi anni, gli italiani hanno visto i loro stipendi rimanere sostanzialmente fermi, mentre l’inflazione correva veloce, erodendo il potere d’acquisto. La fotografia economica è impietosa: salari stagnanti, costo della vita in aumento e spese quotidiane sempre più gravose. Una combinazione che, nell’estate 2025, ha smascherato una retorica che fino a ieri sembrava intoccabile: quella del “bollino nero” in autostrada come segnale di un Paese in vacanza e in salute.

La realtà, però, è più complessa. Gli italiani le vacanze le fanno ancora, ma sempre più spesso le fanno all’estero, dove con gli stipendi attuali si riesce ancora a trovare un rapporto qualità-prezzo accettabile. Paesi come Grecia, Albania, Croazia, Portogallo o Turchia offrono soggiorni a costi decisamente più competitivi rispetto alle mete italiane, senza rinunciare a servizi di buon livello.

Il caro mare italiano: lettini d’oro e piatti da ristorante stellato

In alcune località balneari italiane, i prezzi hanno raggiunto livelli surreali: lettini a 70 euro al giorno, pranzi in riva al mare a 35 euro per un semplice piatto di pasta con frutti di mare. Dopo il boom post-Covid, che aveva visto il turismo interno esplodere anche grazie alla chiusura dei confini, molti operatori hanno scelto la via della speculazione, dimenticando che il portafoglio delle famiglie italiane non è una fonte infinita.

Questa politica dei prezzi aggressiva ha funzionato finché i viaggi all’estero erano complicati o costosi, ma oggi sta diventando un boomerang. L’italiano medio fa i conti, confronta e sceglie: spendere la metà per una settimana fuori dai confini nazionali è un ragionamento sempre più diffuso.

Un campanello d’allarme per il settore turistico

Se il trend dovesse confermarsi, il 2026 potrebbe essere un anno ancora più difficile per il turismo interno, soprattutto per quelle località che hanno costruito il proprio business su un’idea di “rendita garantita” grazie alla posizione geografica o alla notorietà. Chi ha pensato che la domanda fosse eterna dovrà fare i conti con la realtà.

Rivedere le politiche tariffarie, puntare sulla qualità reale e non solo sull’immagine, offrire esperienze autentiche e accessibili: questi saranno gli elementi determinanti per continuare a lavorare e a riempire spiagge, alberghi e ristoranti.

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