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Istruzione mina(ccia)ta dalla riforma, l’analisi

Riceviamo e pubblichiamo

Se l’istruzione statale dovesse essere corrotta, diventando clientelare, mercantilista, la società intera diventerebbe marcia, causando la deriva della democrazia, indotta da una falsificazione del sistema valutativo, attuata relativizzando la logica dei criteri di merito, le condizioni a-priori per garantire obiettività, imparzialità e libertà di metodo, verso una società sempre più elitaria e rigida, verticale e autoritaria ma non per questo trasparente, autorevole, perché l’autorevolezza, in ogni campo della partecipazione collettiva, è fondata su autenticità e credibilità.

L’istruzione democratica, laica, potrebbe essere definitivamente corrotta abolendo l’assunzione del personale attraverso graduatorie pubbliche, grazie a cui è possibile garantire l’imparzialità e limitare al minimo il margine d’arbitrio e abuso, e, dunque, caricando di “pieni poteri” il dirigente scolastico, come la facoltà di assumere i propri dipendenti direttamente e scavalcare il sistema pubblico di convocazione, nomina, assunzione, col falso pretesto che è macchinoso, lento, e di rendere più snella l’organizzazione del lavoro e facilitare l’amministrazione dello Stato, rendere più rapida la gestione della Repubblica.

Se la scuola pubblica, statale, laica, imparziale, neutrale, dovesse diventare qualcosa di simile alla “proprietà privata” del suo dirigente, questi assumerebbe i docenti da cui viene favorito, al fine di assicurare sè stesso da eventuali rischi, in modo che anche nella scuola si lavorerebbe soltanto per conoscenza, raccomandazione (o nepotismo), e compromissione, sotto forma di “favori” anche legalmente legittimi, equivalenti alle vecchie tangenti…

La corruzione morale dell’Istruzione pubblica e democratica, per mezzo del fattore economico, che perverte il carattere democratico, neutrale, imparziale, delle istituzioni a causa di interessi egoistici contrari alla logica partecipativa della gerarchia (orizzontale) repubblicana, potrebbe essere la cricca decisiva della futura “breccia” delle forze autoritarie, prepotenti, della finanza spregiudicata e del capitalismo imperialista, e del tronfio trionfo della criminalità organizzata (mafianesimo)!

“Istruire” significa “decostruire”, liberare i canali cognitivi, intellettivi, ostruiti e istruiti male: dalla consuetudine dell’incompletezza; dall’abitudine della casualità e della falsità; dalla conoscenza apparente, delle mezze verità, inautentica; dalla informazione lacunosa, distorta; dalla scuola di pensiero imperfetta della cultura tradizionale, e dalla deriva ermeneutica della conoscenza che deriva a sua volta da una controversione logica del concetto di verità.

“Istruire” sognifica costruire “scivoli” perché gli studenti possano essere capaci di sviluppare il proprio massimo potenziale positivo, tirar fuori il meglio di sé autonomamente, essere liberi di esprimere le proprie capacità e potenzialità nel modo più idoneo alla propria identità, aderente alle proprie attitudini, adatto alla propria indole, consono alla propria anima, che è virtualmente unica.

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