Roma, 29 luglio – Il Decreto Università, recentemente discusso in Parlamento, ha sollevato un acceso dibattito. Secondo il deputato del Movimento 5 Stelle Antonio Caso, il provvedimento non introduce alcun investimento aggiuntivo per il settore della ricerca e dell’istruzione superiore, ma si limita a redistribuire fondi già esistenti. “Un gioco delle tre carte spacciato per grande risultato”, ha dichiarato Caso durante il suo intervento in aula.
Nonostante le dichiarazioni del Governo sui presunti “record” di finanziamento, il M5S sottolinea che i tagli agli atenei statali ammontano a quasi un miliardo di euro negli ultimi due anni. Inoltre, sono stati eliminati 178 milioni già stanziati e ignorati i costi legati ai rinnovi contrattuali del personale universitario.
Un altro punto critico riguarda le nuove forme contrattuali introdotte per i ricercatori, giudicate precarie e prive di diritti. “Entro il 2026 quasi 9 ricercatori su 10 rischiano di perdere il lavoro”, avverte Caso. La stabilizzazione di alcuni ricercatori del CNR è possibile solo grazie a fondi preesistenti inseriti dalle opposizioni.
Per il M5S, il decreto rappresenta un’occasione mancata per affrontare le problematiche strutturali del sistema pubblico di istruzione e ricerca. Per questo motivo, il Movimento ha espresso voto contrario.
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