Il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) sta lavorando ad una proposta per riformare il sistema pensionistico che prevede un aumento dei requisiti contributivi. Secondo lo schema elaborato dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, sarebbero necessari 5 anni di contributi in più sia per l’uscita con la pensione anticipata che per quella di vecchiaia.
La riforma del Cnel modificherebbe i parametri per il calcolo dell’assegno pensionistico, riducendo la “forbice” di riferimento per l’età pensionabile da 15 a 9 classi, comprese tra 64 e 72 anni. Anche per la pensione di vecchiaia si prevedono nuovi requisiti, con almeno 25 anni di contributi richiesti (invece degli attuali 20) e un assegno di almeno 1,5 volte il trattamento minimo.
Se approvata, la proposta del Cnel rappresenterebbe una vera e propria “rivoluzione” del sistema previdenziale italiano. Tuttavia, al momento si tratta solo di uno studio che non vincola il governo, il quale dovrà trovare una soluzione sostenibile alla luce dell’invecchiamento della popolazione. Preoccupa in particolare l’insostenibilità delle misure che consentono pensionamenti anticipati a costi troppo elevati per lo Stato.
Servirebbe quindi un intervento di ampio respiro più che un caso per caso, ma trovare un’intesa non sarà facile considerata anche la pressione della Lega per l’estensione di “Quota 41” a tutti i lavoratori. La sfida principale resta assicurare un sistema equo per le attuali e future generazioni, senza gravare eccessivamente sulle casse dello Stato.
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