I recenti dati pubblicati da Eduscopio, la piattaforma della Fondazione Agnelli che analizza l’efficacia delle scuole italiane nel preparare gli studenti per l’università e il mondo del lavoro, hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla riforma del sistema scolastico tecnico-professionale introdotta dal ministro Giuseppe Valditara. Secondo le statistiche, gli studenti che hanno completato percorsi quadriennali ottengono risultati inferiori rispetto a quelli che hanno seguito il tradizionale ciclo di studi quinquennale, sia in termini di crediti formativi universitari che di performance accademica.
Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra e membro della commissione cultura alla Camera, ha espresso forti critiche nei confronti di questa riforma, definendola “gravemente dannosa”. La parlamentare sottolinea come il Governo abbia reso strutturale il modello “4+2” senza adottare misure di sperimentazione, monitoraggio e valutazione dei percorsi quadriennali. “È incredibile che si proceda in maniera così superficiale su un tema cruciale come quello dell’istruzione”, ha dichiarato Piccolotti.
La riforma prevede una riduzione del percorso scolastico tecnico-professionale da cinque a quattro anni, con l’aggiunta di due anni di formazione post-diploma. Tuttavia, secondo Piccolotti, l’idea che si possa condensare in quattro anni ciò che tradizionalmente richiede cinque è “sbagliata e fallace”. La deputata ha inoltre accusato il Governo di voler ridurre i costi dell’istruzione, penalizzando studenti e insegnanti. “Questo approccio sembra motivato unicamente dalla necessità di tagliare risorse, senza considerare le conseguenze a lungo termine per la qualità della formazione delle nuove generazioni”.
A destare ulteriore preoccupazione è la proposta di legge presentata dalla Lega, partito del ministro Valditara, che mira a estendere il modello quadriennale a tutti gli indirizzi scolastici. Una scelta che, secondo Piccolotti, potrebbe compromettere gravemente la preparazione degli studenti italiani.
Le critiche non si limitano al mondo politico: anche esperti del settore educativo e rappresentanti delle associazioni studentesche hanno espresso dubbi sulla sostenibilità e sull’efficacia della riforma. La mancanza di un piano dettagliato per garantire la qualità dell’apprendimento e il supporto agli insegnanti rischia di aggravare una situazione già delicata per il sistema scolastico italiano.
L’appello di Piccolotti è chiaro: “Fermatevi prima di rovinare i percorsi formativi della prossima generazione di studentesse e studenti italiani”. Il dibattito sulla riforma Valditara è destinato a proseguire, con la speranza che le istituzioni pongano maggiore attenzione alle esigenze degli studenti e alla qualità dell’istruzione.
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