HomeComunicato StampaL’Educazione civica terreno di conquista degli insegnanti di religione?

L’Educazione civica terreno di conquista degli insegnanti di religione?

Comunicato stampa – L’insegnamento di Educazione civica – introdotto da quest’anno scolastico – rischia di trasformarsi in un’ora di religione cattolica obbligatoria.

È questa la denuncia dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) che, a seguito di segnalazioni in tal senso, ha scritto oggi alla ministra Azzolina affinché sia scongiurato il rischio che l’insegnamento dell’Educazione civica sia impartito dagli insegnanti di religione cattolica.

«L’attacco all’ora di Educazione civica (introdotta dalla legge 20 agosto 2019, n. 92) è preparato da lontano», spiega Roberto Grendene. «È da tempo infatti che si cerca di far passare il messaggio che l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) abbia le carte in regola per concorrere ad arricchire le consapevolezze degli allievi su molti temi dell’educazione sociale e civica. Ora che l’Educazione civica è stata inserita nell’offerta formativa si è passati dalle parole ai fatti: gli insegnanti di religione stanno cominciando a sostenere la propria legittimità a insegnare educazione civica e a impartire l’insegnamento. Uno scenario pericolosissimo per scongiurare il quale abbiamo scritto oggi alla ministra affinché intervenga opportunamente».

«Il dirigente scolastico ci ha informati che nelle prime settimane di scuola gli insegnanti di religione cattolica avrebbero “accorpato” le ore di Cittadinanza e Costituzione e che quindi nostra figlia (che non si avvale dell’Irc) sarebbe dovuta rimanere in classe durante tali ore», denuncia una madre che si è rivolta all’Uaar per far valere i diritti della figlia, studentessa del Liceo Statale “Pilo Albertelli” di Roma: «In seguito alla nostra protesta (non si può negare il diritto costituzionale a una scuola laica con la scusa di insegnare la Costituzione: in questo modo si aggrediscono a un tempo sia la laicità sia la Costituzione!) siamo stati ricevuti dal dirigente e mentre parlavamo con lui un’insegnante di religione è piombata in presidenza con un mucchio di libri di educazione civica in braccio per dimostrare la propria preparazione e affermare che gli insegnanti di Irc hanno le competenze per insegnare questa materia. Anzi: gli insegnanti di Irc si sarebbero addirittura offerti di fare i coordinatori dell’educazione civica. Dopo le prime lezioni in cui non le hanno consentito di uscire dalla classe e in cui l’insegnante di religione ha affrontato il tema della laicità (!) spiegando perché nelle aule scolastiche debba esserci il crocifisso, nostra figlia non ha frequentato le lezioni “di educazione civica” dell’insegnante di Irc perché siamo andati a prenderla a scuola, riportandola poi all’ora successiva; la prima volta chi era in portineria non sapeva se fosse permesso farla rientrare, ma quando ho chiesto di parlare con il dirigente si è presentata un’altra insegnante di religione (per la seconda volta le insegnanti di Irc della scuola si intromettevano nelle nostre scelte!) informandomi che lei non stava insegnando religione cattolica ma educazione civica e che a conclusione di queste ore avrebbe anche fatto sostenere una verifica scritta a tutti gli alunni».

«Tutto ciò è inaccettabile», prosegue Grendene: «Prima di tutto, dovendo l’Educazione civica essere svolta nell’ambito del monte orario obbligatorio, non può essere svolta all’interno di una materia non obbligatoria come l’Insegnamento della religione cattolica. Non è inoltre in alcun modo accettabile che venga imposta la partecipazione dei non avvalentesi alle lezioni tenute dal docente di religione cattolica, anche se quest’ultimo dichiara di svolgere insegnamento di educazione civica. Alle violazioni del diritto all’istruzione si aggiungerebbe un’evidente violazione dell’esercizio della libertà religiosa. È inoltre palese la non opportunità di tale scelta, non fosse altro che per il fatto che gli insegnanti di religione cattolica sono sì pagati dallo Stato ma scelti dal vescovo. L’educazione civica si configurerebbe come un’ora di religione, per di più obbligatoria e imposta dunque anche a chi all’ora di religione ha detto no, come dimostra il caso del Pilo Albertelli».

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