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Lettera fuori dal coro di un docente agli studenti sulla posizione della DS di Firenze

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un docente ai ragazzi di Firenze

Cari ragazzi,
probabilmente i vostri docenti, in questi giorni, vi hanno letto la lettera di una preside di Firenze che paventa un pericolo fascista nel nostro Paese.

Molti docenti l’hanno pubblicata sul proprio profilo, molte testate l’hanno ripresa, non vi sarà mancata occasione di leggerla o ascoltarla.

Spero vi abbia fornito spunti di riflessione, spunti per esercitare il libero pensiero.
E per esercitare il libero pensiero bisogna sempre leggere e ascoltare liberamente.
Bisogna partire dai fatti e costruire le proprie opinioni, bisogna distinguere i fatti dalla narrazione dei fatti.

Non aspettate che le vostre opinioni siano consacrate dalla verità, la verità, per restare tale, deve smettere di essere tormentata; le vostre opinioni servono per avvicinarvi, per tendere al limite della verità.

Anzi diffidate di coloro che si ritengono depositari della verità, sono inopportuni, probabilmente nocivi se non ascoltati liberamente.

E diffidate sempre di coloro che ricercano la polarizzazione, la polarizzazione spegne la ragione e la scuola non se lo può permettere.

Fare il docente oggi è difficile, bisogna educare e formare senza condizionare e manipolare, non sempre ci riusciamo, chiedo scusa.

Fare il dirigente scolastico non so, non ho pratica di quel ruolo.
Certo, anche nella recente campagna elettorale avete sentito parlare di pericolo fascista in Italia.
Un docente può anche essere un militante politico, non può esercitare la propria militanza nelle aule di una scuola. In una presidenza non so, non ho pratica di quelle stanze.

E anche quella preside ha parlato di pericolo fascista in Italia.

Vedete, tra le tante cose aberranti che il fascismo ha fatto c’è la gestione dell’informazione e della comunicazione.

Vero, il fascismo non è nato con la marcia su Roma ma neanche ai bordi dei marciapiedi.
Il fascismo in Italia, i fascismi nel mondo sono nati costruendo con la comunicazione l’immagine di un nemico.

È opportuno, allora, prima di citare l’antifascismo chiedersi quanto istinto fascista ci sia negli intenti della propria comunicazione.

La nostra Costituzione è antifascista, molti lo hanno scritto per prendere le parti della preside, il senso che do io all’antifascismo costituzionale è il divieto di costruire con la comunicazione, con la narrazione l’immagine di un nemico.

Un nemico che poi magari bisogna combattere sui marciapiedi o sui campi di battaglia, sui social o nei salotti televisivi.

Esercitate il libero pensiero ma non vi concedete mai alla violenza, fisica o verbale che sia, molte violenze sono state perpetrate facendo credere fossero necessarie e che non si poteva rimanere indifferenti.

A scuola fra i tanti progetti che, a volte, non riesco a capire che ricaduta abbiano sulla didattica, in qualcuno vi hanno parlato di intercultura.

L’intercultura rifugge dal pensiero unico, non è assimilazionismo e neanche multiculturalismo che genera divisioni, intercultura è innanzitutto capacità di non ritenersi l’unico depositario della verità, non necessariamente condividere, accettate ma riconoscere il punto di vista dell’altro.

Non vuol dire neanche relativizzare ma riconoscere che sono possibili diverse posizioni.
È una competenza per diventare cittadini di una società complessa senza che sia conflittuale.

E questa è una strada per la pace, è una strada di oggi.

Non so se avrete la possibilità di leggere queste parole, probabilmente resteranno solo per pochi, ma lo devo fare, serve per esorcizzare le mie paure.

E la lettera della preside non so se sia opportuna o meno, dico sinceramente che non mi è piaciuta e mi ha fatto pure paura.
Non vorrei che a furia di paventare il pericolo fascista nel nostro Paese nasca davvero con i servi pensatori, quelli che partono dalle posizioni e poi sviluppano ragionamenti.
Il fascismo è nato con i servi pensatori, e la scuola dovrebbe servire al pensiero libero.
So anche che qualcuno obietterà che queste parole servono a prendere le parti del ministro, etichettare è comodo, spegne il pensiero e ci porta facilmente verso una posizione.
La mia? Spero di essere dalla parte della Scuola, ci provo almeno.

Gianni Romeo

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