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P.A.S – Dal 19 luglio cambiano le modalità di accesso

Dal prossimo 19 luglio ci sarà un “upgrade” delle regole in materia di inserimento dei docenti nel mondo della scuola. E’ questa infatti la data in cui entrerà formalmente in vigore il Decreto Ministeriale 81/2013 che ridefinisce i requisiti e le modalita della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado emendando in diverse parti l’attuale Dm 249/2010.

La novità è costituita dai «percorsi formativi abilitanti speciali» che andranno in pratica a sostituire la vecchia dizione dell’era Profumo dei Tfa speciali. A questi percorsi formativi potranno ora partecipare solo i docenti non di ruolo, ivi compresi gli insegnanti tecnico pratici, che, sprovvisti di abilitazione ovvero di idoneita’ alla classe di concorso per la quale chiedono di partecipare, abbiano maturato, a decorrere dall’anno scolastico 1999/2000 fino all’anno scolastico 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale. Dal 19 luglio gli interessati potranno produrre domanda, utilizzando la procedura via web che sarà resa disponibile dal ministero dell’istruzione. Sul punto si attende però il decreto dirigenziale che recherà la normativa di dettaglio.

Tra le principali novità c’è il fatto che non è previsto il superamento di prove di accesso e, molto probabilmente, per fare fronte alle richieste (che potrebbero superare anche le 80 mila unità) gli aventi titolo a partecipare saranno classificati secondo l’anzianità di servizio. Tale criterio servirà a definire gli scaglioni che saranno gradualmente avviati alla frequenza dei corsi. Fino all’anno accademico 2014-2015 gli atenei e le istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica i quali dovranno pertanto istituire ed attivare percorsi abilitanti speciali finalizzati al conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado e analoghi percorsi dovranno essere organizzati per la scuola dell’infanzia e primaria.

Nello specifico, secondo il testo del Dm, potranno partecipare i docenti non di ruolo che abbiano maturato, a decorrere dal 1999/2000 fino al 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio in scuole statali, paritarie o nei centri di formazione professionale. Il lavoro prestato nei centri di formazione riconducibile a insegnamenti compresi in classi di concorso sarà valutato solo se prestato per garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009. Ai fini del raggiungimento dei requisiti previsti sarà valutato anche il servizio effettuato nella stessa classe di concorso o tipologia di posto, prestato per ciascun anno scolastico per un periodo di almeno 180 giorni. Oppure quello valutabile come anno di servizio intero, ai sensi dell’articolo 11, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124. E cioè dal 2 febbraio fino agli scrutini. Il requisito potrà essere raggiunto anche cumulando i servizi prestati, nello stesso anno e per la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali, paritarie e centri di formazione professionale.

Difatto quindi il Dm 81/2013 chiude la possibilità di partecipazione ai docenti di ruolo ed impedisce la ricollocazione professionale per i circa 10mila insegnanti in esubero sulla propria classe di concorso e che potrebbero abilitarsi su altri classi per le quali c’è carenza di prof.

Il tutto inoltre senza che sia stata fatta luce sui posti disponibili per le future assunzioni. Con questo decreto infatti potrebbero abilitarsi ulteriori 80mila docenti senza che in realtà poi trovino una reale occupazione nel mondo della scuola. Le assunzioni procedono infatti a rilento. Il ministro Carrozza ha confermato infatti solo le 15 mila immissioni in ruolo a settembre piu’ altri 40-50mila docenti nel successivo triennio con un ritmo di circa 14-15 mila nuove assunzioni l’anno. A ben vedere questo ritmo di “normalizzazione” appare del tutto insufficiente rispetto alle esigenze della categoria dei docenti precari abilitati che oggi ha superato le 150 mila unità e che proprio grazie ai corsi riservati sarà destinata a crescere ulteriormente.

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