Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) solleva un tema di primaria importanza: la condizione previdenziale degli insegnanti italiani. Con assegni pensionistici che spesso si attestano tra i 700 e i 900 euro mensili, il sistema rischia di generare nuove fragilità proprio tra coloro che hanno garantito per anni un servizio essenziale allo Stato. Questa situazione colpisce in particolare i docenti con carriere segnate da precarietà e ingressi tardivi nel ruolo.
La normativa attuale prevede l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi, mentre per la pensione anticipata sono richiesti oltre 41 anni di contribuzione. Tali requisiti, applicati a carriere discontinue, costringono molti insegnanti a lavorare oltre i limiti di sostenibilità personale, con ripercussioni sul benessere fisico e mentale.
Il CNDDU sottolinea inoltre l’assurdità di affidare la gestione quotidiana delle classi a docenti ultra-sessantenni, evidenziando come l’insegnamento richieda energie fisiche e cognitive difficili da mantenere a età avanzate. Si tratta di un lavoro usurante, che meriterebbe un riconoscimento previdenziale adeguato.
Il Coordinamento invita le istituzioni, in particolare il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, a intervenire con urgenza per garantire una pensione dignitosa ai docenti, salvaguardando sia il loro benessere sia la qualità dell’istruzione.
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