Nel 2026 le pensioni di reversibilità subiranno un aumento dell’1,7% grazie alla rivalutazione ISTAT, un intervento volto a preservare il potere d’acquisto dei pensionati e delle loro famiglie in un contesto di inflazione crescente. Questo adeguamento, previsto annualmente, permette di mantenere invariato il valore reale delle pensioni rispetto al costo della vita.
La rivalutazione non sarà uniforme per tutti gli importi: fino a quattro volte il minimo l’aumento sarà pieno (100%), tra quattro e cinque volte sarà ridotto al 90%, mentre oltre tale soglia scenderà al 75%. La pensione di reversibilità viene calcolata in percentuale sulla pensione del defunto, con il 60% spettante al coniuge e il 20% a ciascun figlio.
Ad esempio, una pensione base di 1.500 euro lordi diventerà 1.525,50 euro con l’adeguamento. Il coniuge riceverà 915,30 euro (prima 900), mentre un figlio percepirà 305,10 euro (prima 300). Tuttavia, l’aumento netto potrebbe risultare inferiore a causa della tassazione IRPEF.
Questo aggiornamento, seppur modesto, rappresenta un sostegno concreto per le famiglie beneficiarie, sottolineando l’importanza di comprendere le dinamiche della rivalutazione e i relativi impatti fiscali.
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