41 persone rischiano il processo con l’accusa di aver fornito false certificazioni per scalare le graduatorie del personale ATA. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Lecce, gli imputati avrebbero attestato di possedere titoli e aver maturato esperienze lavorative presso scuole paritarie, in realtà mai svolte, allo scopo di migliorare la propria posizione nelle liste di terza fascia.
In particolare, la documentazione sarebbe stata rilasciata da alcune cooperative e riguarderebbe prestazioni lavorative mai effettivamente eseguite. Grazie a questo escamotage, gli indagati sono riusciti ad ottenere incarichi in Puglia ma anche in altre regioni, soprattutto in Lombardia, ricoprendo ruoli come bidelli e personale amministrativo.
Le presunte irregolarità sarebbero avvenute tra il 2015 e il 2020 e avrebbero causato un danno alle casse del Ministero dell’Istruzione e del Merito stimato in circa 40mila euro, corrispondenti agli stipendi percepiti indebitamente. Durante le indagini non sarebbe inoltre emersa alcuna comunicazione di assunzione alle autorità occupazionali, elemento che suffragherebbe l’inesistenza dei rapporti di lavoro dichiarati.
Ora i 41 imputati dovranno affrontare il processo, la cui prima udienza preliminare è fissata per il prossimo 4 dicembre. Rischiano un’accusa pesante di truffa e falso che, in caso di condanna, potrebbe comportare anche l’interdizione dai pubblici uffici.
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