La possibile regionalizzazione della scuola sta mandando su tutte le furie non solo i docenti italiani, ma gli stessi docenti simpatizzanti per il M5S. Nessuno purtroppo però dice che tale regionalizzazione è possibile perchè in passato è stata “minata” la Costituzione ed a farlo pensate un po’ è stato il governo di centro-sinistra guidato da Massimo D’Alema.
Il Titolo V della Costituzione
In pochi ormai ricordano che l’articolo 116 della Costituzione che prevede l’attribuzione dell’autonomia differenziata è stato introdotto con la riforma del titolo V avviata nel 1999 sotto il governo D’Alema e approvata durante il dicastero D’Amato nel 2001. Insomma oggi chi si oppone a tale riforma, noi per primi, dovrebbe però ricordarsi chi ha aperto lo squarcio alla Carta Costituzionale che ha dato poi il via ai recenti referendum votati in Veneto e nelle altre regioni del Nord.
Non a caso per formare il governo la Lega ha preteso ed ottenuto che nel contratto di governo venisse inserito appunto l’autonomia differenziata in alcune materie (clausola n. 20) fra queste la scuola. Insomma oggi chi dice che la regionalizzazione è incostituzionale purtroppo sbaglia.
Però su questo tema stiamo registrando un certo malumore nel M5S che vorrebbe evitare appunto la regionalizzazione della scuola che se approvata riconoscerebbe alle regioni del Nord la possibilità di organizzare il servizio, la rete scolastica, la programmazione dell’offerta formativa e la regolazione dello stato giuridico ed economico di docenti e non docenti rientrerà nella stretta competenza della regione e saranno definitivamente sottratte allo stato.
Insomma avremo scuole diverse da regione in regione? Gli insegnanti saranno assunti su base regionale? Non sarà più possibile chiedere il trasferimento? Dli stipendi resteranno uguali per tutti o saranno regionalizzati? Sono domande che in questi giorni si stanno ponendo i docenti di ruolo ed anche i precari. Ne sapremo di più nei prossimi mesi, M5S permettendo.
