La rivalutazione delle pensioni 2026 si preannuncia meno generosa del previsto. Secondo le ultime proiezioni dell’Inps, riportate dal *Sole 24 Ore*, l’aumento legato all’inflazione sarà compreso tra l’1,4% e l’1,5%, un dato inferiore rispetto all’1,7% stimato ad agosto.
Questo meccanismo di perequazione, fondamentale per preservare il potere d’acquisto dei pensionati, si applica in modo differenziato: rivalutazione piena al 100% per assegni fino a quattro volte il minimo (2.413 euro), ridotta al 90% per quelli tra quattro e cinque volte il minimo (fino a 3.017 euro) e al 75% per importi superiori.
Le simulazioni mostrano aumenti contenuti: per una pensione minima di 603 euro, l’incremento sarà di soli 8,44 euro, mentre per un assegno di 2.000 euro si arriverà a +28 euro. Anche per i trattamenti minimi è previsto un incremento aggiuntivo dell’1,3%, in calo rispetto al 2,2% del 2025.
Questi dati evidenziano una rivalutazione più modesta rispetto alle attese, sottolineando l’impatto di un’inflazione che sembra rallentare. Una situazione che invita a riflettere sulla sostenibilità del potere d’acquisto nel lungo termine.
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