La collaboratrice scolastica Napoli-Milano A/R, storia vera, ma di cosa si parla? Nessuno che scrive degli stipendi vergognosi in Italia, 1165 euro in questo caso. Quelli dei docenti nei primi otto anni, 1350/1550, degli amministrativi 1300 più o meno. Da contratti collettivi nazionali. Poco di più pagati in altre amministrazioni pubbliche con eccezione dei laureati che con pari titolo di accesso dei docenti prendono nel pubblico oltre 300 euro netti mensili medi in più.
Il problema non è l’affitto a Milano il cui costo è dato dal mercato e non è solo quello del canone mensile che va ai proprietari ma gli stipendi e la disoccupazione. Evidentemente la collaboratrice scolastica dormiva in treno al caldo d’inverno e con l’aria condizionata d’estate sapendo benissimo che il posto fisso a Napoli e al sud in genere è una chimera come un qualsiasi altro posto di lavoro che consenta una vita dignitosa e un minimo dei diritti previdenziali e assistenziali. Ma per le scuole del nord chi aiuta docenti e ata a lavorarci considerando che anche qualche centinaio di euro in più o un contributo pubblico per la casa, se fuorisede, fa la differenza?
Più facile fare i conti in tasca agli altri piuttosto che combattere e cambiare questo sistema che fa povero anche chi lavora, più povero chi per lavorare è costretto a farlo lontano da casa. La collaboratrice scolastica ha tutto il nostro rispetto e affetto ma non dica che questo è possibile farlo sempre o che possa farlo chiunque con quello stipendio e i costi dei trasporti pubblici e privati in Italia che aumentano da vent’anni dieci volte in più dello stipendio medio come certificato dalle statistiche. Non è un esempio e non è un modello da seguire, altrimenti siamo davvero alla frutta (quando anche questa sarà ancora disponibile per tutti). Se la storia in tutti i giornali e tv insegna a reagire, allora bene, se serve per adattarsi anche no.
Salvatore Salerno Scuola & Politica.
Libero Tassella Scuola Bene Comune
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