HomeComunicato StampaScuola, vittima di tagli, di riforme sbagliate e dell'allungamento dell'età lavorativa

Scuola, vittima di tagli, di riforme sbagliate e dell’allungamento dell’età lavorativa

La scuola e gli insegnanti scontano decenni di ritardi, di riforme sbagliate e di tagli di spesa; soprattutto l’ aver allungato a dismisura la loro vita lavorativa, una categoria di professionisti il cui lavoro non è mai stato considerato usurante, mentre in questi anni sono aumentate, proprio tra gli insegnanti, le malattie oncologiche, cardiologiche e psichiatriche.
Malgrado la solitaria battaglia del Dott. Vittorio Lodolo D’Oria di Milano, nell’indifferenza della politica e dei sindacati, queste malattie non sono state neanche riconosciute come malattie professionali.
Lo stress della DAD, a partire da marzo scorso fino a inizio giugno, ha poi aumentato malattie agli occhi, malattie osteoarticolari ( mal di schiena, sciatica, tendiniti) nonché psichiatriche ( depressione).
Con questa scuola negletta e impoverita come non mai nelle strutture e nel personale docente da parte delle classi dirigenti che si sono alternate via via alla guida del Paese in questa come nelle altre legislature, si arriva al redde rationem proprio in questo momento in cui la scuola si trova a dover ripartire a settembre. Ecco perché noi di Scuola Bene Comune, che pur vogliamo una ripresa della scuola in presenza ma in assoluta sicurezza, siamo scettici che la scuola possa ripartire in presenza a pieno regime il giorno 14 settembre e per i recuperi già dal primo settembre, certo non bastano i colorati banchi con le rotelline porta tablet, o l’ordinanza firmata in questi giorni dalla Ministra Lucia Azzolina.
Ci sembra un po’ semplicistico tutto ciò, un non fare i conti con la realtà dove i conti è necessario che si facciano nei confronti di un virus subdolo ed assassino, per nulla debellato.
Lo ripetiamo servono risorse per 5 miliardi subito e altri 16 miliardi a dicembre, per edilizia, organici e per smantellare le leggi dall’autonomia, alla dirigenza, dalla razionalizzazione della rete scolastica alla legge107 del 2015. che hanno di fatto bloccato la scuola.
Occorrono ora riforme di sistema e strutturali proprio come chiede l’Europa non colorati banchi tozza tozza, con grossi investimenti pari al 10% dei 209 miliardi di euro che l’Italia ha ottenuto in Europa.

Libero Tassella S.B.C.

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