Dal 14 al 25 luglio 2025, il personale docente potrà presentare domanda per utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per l’anno scolastico 2025/2026. Soltanto 12 giorni di tempo per una procedura che coinvolge decine di migliaia di insegnanti e che spesso rappresenta l’unica possibilità concreta di avvicinarsi alla propria famiglia, ai figli, alle proprie radici, o per motivi legati a gravi esigenze personali o di salute.
Una finestra ristretta e collocata in pieno periodo estivo, che ancora una volta dimostra l’indifferenza dell’amministrazione verso le reali condizioni di vita e di lavoro dei docenti italiani. Una corsa contro il tempo che rischia di penalizzare soprattutto chi non è informato in tempo utile o chi, per varie ragioni personali o familiari, si trova in difficoltà a gestire pratiche burocratiche così complesse in un arco temporale così breve.
L’apertura della piattaforma sarà riservata ai docenti di ruolo, che potranno inoltrare la richiesta tramite POLIS – Istanze Online, mentre per il personale educativo e gli insegnanti di religione cattolica sarà necessario seguire la procedura cartacea.
Le utilizzazioni riguardano il personale che, pur essendo titolare di una cattedra, viene destinato ad altra sede per gravi motivi o per esigenza di copertura organici. Le assegnazioni provvisorie, invece, consentono il trasferimento annuale in altra provincia o scuola per motivi di famiglia, salute o assistenza a figli e genitori, ai sensi della legge 104/92.
Va sottolineato che il contratto collettivo integrativo sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie è stato prorogato anche per il 2025/26, senza modifiche sostanziali, nonostante le richieste di revisione avanzate da parte di molte sigle sindacali e dei comitati dei docenti, che continuano a denunciare l’inadeguatezza delle attuali regole in rapporto ai cambiamenti della realtà scolastica e familiare.
Una tempistica così stretta non è accettabile: serve più tempo, più flessibilità e maggiore trasparenza nei criteri di valutazione. È ora che il Ministero dell’Istruzione e del Merito smetta di trattare le esigenze familiari degli insegnanti come una variabile secondaria e riconosca il diritto alla mobilità come un elemento essenziale per la dignità e la stabilità lavorativa.
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