Ci sono delle incongruenze fra quello che si racconta nei salotti della televisione e ciò che accade nella vita di tutti i giorni. Incongruenze che mortificano una delle categorie più importanti del Paese e della società: i docenti. Categoria, un tempo, di riferimento per studenti e famiglie, a loro ancora oggi viene demandato un ruolo importante, ovvero quello di formare le nuove generazioni, ma anche quello delicato di educarli. Per essere di riferimento e per far modo che riescano al meglio nel loro lavoro non vanno mortificati, anzi vanno valorizzati, invece i docenti per sopravvivere sono costretti a rivolgersi alle mense dei poveri, l’ennesima vergogna italiana. Ne scrive, nell’articolo che segue, Valentina Santarpia.
Professori costretti ad andare alla mensa della Caritas, a chiedere soldi in prestito al sindacato, a contare gli spiccioli in tasca per poter fare carburante per raggiungere la scuola dove andare ad insegnare. Se non fosse drammatica, sarebbe da considerarsi la solita, ripetitiva storia: anche quest’anno, alla vigilia delle vacanze natalizie, i supplenti si ritrovano senza stipendio. Alcuni hanno ricevuto la paga di settembre e ottobre, molti altri neanche quella. Nonostante il meccanismo sia cambiato- adesso le scuole inviano direttamente al ministero delle Finanze l’elenco delle buste paga da liquidare- e nonostante il ministero dell’Istruzione assicuri di aver dato il via libera, i ritardi e gli intoppi burocratici continuano a pesare sulle spalle di centinaia di docenti con contratti a tempo. Non parliamo di poche decine di professori disperati: la stima della Flc Cgil parla di 25/30 mila contratti di supplenza all’anno in media all’anno, e quindi di migliaia di persone che non solo non vengono pagate per mesi, ma che spesso sono costrette a dar fondo ai risparmi per riuscire a mantenere il posto di lavoro.
La supplentite
«Noi supplenti non riceviamo lo stipendio da più di due mesi per mancanza di fondi da parte del Tesoro – segnala il prof. Ettore I., attualmente supplente di inglese all’istituto secondario Paolo Frisi Milano – Io in particolare sono stato pagato fino all’8 ottobre, data in cui scadeva la mia supplenza per maternità, che era a carico della scuola e quindi è stata pagata regolarmente, e non ho ricevuto più una lira dopo, quando cioè sono finito sotto l’ombrello del ministero del Tesoro. I docenti di ruolo, pagati dall’Istruzione, ricevono regolarmente lo stipendio, così come il bonus di 500 euro. Evidentemente cinema, teatro e strumenti musicali a favore dei 18enni sono prioritari rispetto all’istruzione», conclude amareggiato il professore, che ha ricevuto diverse richieste di supplenze annuali, in barba alla fine della supplentite. La verità è che l’annuncio della ministra Stefania Giannini, che sperava di mettere fine alle supplenze con l’organico funzionale, si sta rivelando irrealizzabile: ci sono scuole, come il Leonardo da Vinci di Martina Franca, dove ci sono troppi professori di matematica e nessuno che possa sostituire un insegnante di italiano; e istituti, come il Nautico di Lecce, dove sono arrivati professori di decorazione pittorica, inutilizzabili per le supplenze più lunghe di un giorno. Se bisogna sostituire un professore di italiano per una settimana, non si può chiedere di farlo ad un insegnante di educazione fisica: e così la scuola ricorre, ancora una volta al supplente.
La mappa delle buste paga mancate
Ettore è solo uno dei migliaia di precari supplenti in ritardo coi pagamenti. E a dimostrarlo non sono solo le lettere di denuncia che arrivano al Corriere e ai sindacati ogni giorno, e che raccontano storie di disagio e fragilità. Il gruppo «Supplenti della scuola per il diritto alla stabilizzazione» su Facebook è riuscito a mettere insieme le istanze dei supplenti della maggior parte delle scuole italiane, disegnando una mappa geografica degli istituti dove i professori hanno lavorato per alcuni mesi e non sono stati pagati.E’ la conferma che non si tratta di pochi casi isolati, come spesso minimizzano in viale Trastevere. Ma di diverse centinaia di scuole dove sono state raccolte date, istituti, specializzazioni dei supplenti incaricati. L’ultima notizia, pubblicata da Michelangelo Casiraghi, assicura che ci sarà un’emissione speciale per i precari il 15 dicembre. Ma attenzione: «L’esigibilità», cioè l’effettiva liquidazione in busta paga, sarà a fine mese. «Mica abbiamo bisogno di soldi noi!», ironizza il professore.
«Problemi di carattere amministrativo»
Molti si sono rivolti all’assistenza del Ministero delle Finanze, il NoiPA, per chiedere lumi: ma le risposte spesso sono state imbarazzanti. Francesco, uno dei tanti supplenti senza stipendio, ha ricevuto questa «rassicurazione»: «Da verifiche in banca dati, i cedolini di settembre ed ottobre risultano autorizzati RGS ed il cedolino di novembre in fase di elaborazione. Le date di esigibilità non sono ancora disponibili. Si ritiene opportuno precisare che i ritardi nei pagamenti sono da imputare al MIUR nella quasi totalità dei casi, ovvero al mancato tempestivo accredito dei fondi e ai controlli particolarmente elaborati che il MIUR pretende di fare e che rallentano le operazioni di emissione». Naturalmente il Miur, il ministero dell’Istruzione di viale Trastevere, respinge ogni responsabilità sostenendo di aver autorizzato i pagamenti per settembre e ottobre. Ma il balletto di scarico di responsabilità è lampante. Silvia Nicastro, un’altra supplente in attesa, si è vista rispondere: «Da verifiche effettuate non risultano presenti pagamenti in emissione. A tale proposito si precisa che questa Direzione sta collaborando con il MIUR per risolvere alcuni problemi di carattere amministrativo che hanno determinato il ritardo nell’assegnazione dei fondi sui capitoli utilizzati dagli istituti scolastici, al fine di consentire l’erogazione delle competenze spettanti». Annamaria Santoro, della Flc Cgil conferma: «Il sistema informatico che gestisce le buste paga funziona malissimo: basta che l’istituto faccia un piccolo errore per bloccare tutto. A settembre sono stati bloccati i pagamenti di 80 mila contratti per 80 compilazioni irregolari».
I soldi non bastano: e lo sanno
Ma la gestione informatica delle richieste non è l’unico problema: la spesa stimata per le supplenze è di 800 milioni all’anno, ma sistematicamente viene preventivata una spesa al ribasso, quest’anno di 680 milioni. Mentre le spese per le sostituzioni per le maternità sono diventate ormai una spesa fissa, che quindi viene erogata come spesa fissa senza intoppi, i fondi per le supplenze su malattie, infortuni, congedi parentali (quelli che il Mef definisce supplenti brevi) sono sistematicamente insufficienti. «Sospeso in attesa di verificare capienza fondi», è la risposta del sistema che si sono viste dare Susanna e diverse sue colleghe romane, che dopo aver analizzato e confrontato i diversi responsi si sono sentite rispondere: «Secondo me novembre e dicembre se tutto va bene li riscuoteranno a fine gennaio». La Cgil è anche più pessimista: prima di febbraio molti supplenti non avranno un euro. Loro, sono l’anello debole della Buona scuola