FASE C, l’organico di potenziamento che potenziona ciò che non occorre. Possiamo sintetizzare così la mega operazione messa in campo dal governo per fornire alle scuole professionalità utili a migliorare la propria offerta formativa. Emblematica è la situazione dei docenti di Matematica, come diceva Maria Antonietta: se non c’è il pane, che mangino brioches! Il perchè lo spiega nell’articolo che segue Orsola Riva.
Da novembre entreranno nelle scuole 55 mila docenti in più per rendere possibili i progetti di potenziamento dell’offerta formativa. Ma non sarà così: i prof non sono quelli di cui le scuole avrebbero bisogno, ma quelli rimasti nelle graduatorie a esaurimento. Un esempio: alle medie saranno assegnati solo 9 prof di matematica contro 1.903 nuovi posti di musica, 1.631 di educazione artistica e 1.198 di educazione fisica.
Doveva essere il fiore all’occhiello della Buona Scuola, si sta rivelando il frutto di tanti, troppi compromessi. Parliamo dell’organico potenziato: 55 mila docenti in più (di cui circa 6.500 per il sostegno) che da novembre entreranno nelle scuole non per coprire dei posti effettivi ma per rendere possibili i progetti di potenziamento dell’offerta formativa che il ministero dell’Istruzione ha chiesto alle scuole di mettere a punto, indicando ciascuna le proprie priorità, dal miglioramento delle competenze matematiche alle attività di laboratorio, dalla valorizzazione delle competenze linguistiche allo sviluppo di quelle digitali.
Peccato, però, che non sarà così. Perché i professori in arrivo non sembrano tanto quelli di cui le scuole avrebbero bisogno, ma semmai quelli rimasti nelle graduatorie a esaurimento dopo le prime tre fasi di assunzione, che peraltro avevano già lasciato scoperte molte cattedre anche importanti (matematica alle medie su tutte) per mancanza di candidati.
Per farsi un’idea del disallineamento fra domanda e offerta, fra le esigenze delle scuole e le risorse umane che saranno messe loro a disposizione in quest’ultima fase, basta buttare un occhio ai decreti di ripartizione dei posti di potenziamento fra le diverse province comunicati la settimana scorsa dai vari uffici scolastici regionali.
Partiamo dalle medie, l’anello debole del sistema d’istruzione, il segmento scolastico in cui i ragazzi italiani iniziano ad accumulare quel ritardo drammatico sui loro coetanei di altri Paesi che viene impietosamente misurato ogni tre anni dai rapporti Ocse-Pisa.
Abbondano i posti in più di musica, educazione artistica e ginnastica, tutte materie altamente formative ma che non ci aiutano a risalire la china delle classifiche internazionali, mentre scarseggiano quelli di italiano, e quelli di matematica sono quasi assenti: nove in tutta Italia, cinque a Torino, due a Cagliari, 1 a Sassari e 1 ad Agrigento. Neanche uno a Milano, Bologna, Napoli e Palermo e nelle rispettive regioni. Nove in matematica, 358 in italiano, storia e geografia, contro i quasi duemila nuovi posti di musica (1.903), 1.631 di educazione artistica e 1.198 di educazione fisica!
Difficile pensare che questa ripartizione dei posti sia stata fatta tenendo conto principalmente del fabbisogno espresso dalle scuole. Essa semmai sembra rispondere all’esigenza di svuotare quanto più è possibile le graduatorie dei precari. E infatti ricalca fedelmente le domande di assunzione presentate ad agosto: su 70 mila domande, i prof di matematica erano in tutto 432 (e quei pochi che c’erano sono già saliti in cattedra), mentre i docenti di musica erano 2.219, quelli di educazione artistica 1.845, quelli di ginnastica 1.492.
Più che rispondere alle esigenze delle scuole, si è cercato di fare i conti con quello che c’era a disposizione. Come altrimenti spiegare quei 165 posti aggiuntivi di stenografia e dattilografia, una materia che nemmeno viene insegnata più? E la penuria invece di posti per i laboratori di cui tanto avrebbero bisogno le nostre scuole?
E non sarà un caso se la classe di concorso a cui sono stati assegnati più posti di potenziamento — e cioè «discipline giuridiche ed economiche» — è anche quella più popolosa all’interno graduatorie: 5.460 le domande presentate ad agosto, 4.297 i posti assegnati per il potenziamento.
Con quest’ultima fase di assunzioni vengono insomma al pettine i nodi della Buona Scuola. Come più volte denunciato nei mesi scorsi dal Corriere , svuotare d’un botto le graduatorie dei precari storici per ottemperare a una sentenza della Corte di giustizia europea che ha condannato l’Italia per abuso di contratti a termine (una colpa che — va detto — il governo ha ereditato dai suoi predecessori) vuol dire rovesciare sulle scuole un gran numero di docenti non sempre e non tutti necessari. Anche se a correggere il tiro dovrebbe pensarci il prossimo concorso che verrà bandito a dicembre.
Spiace che invece di mettere la carte sul tavolo, il Miur abbia voluto comunque chiedere alle scuole di indicare i loro desiderata, pur sapendo che non avrebbero potuto essere soddisfatti. Peggio: si è messo a punto un sistema molto complesso il cui unico scopo era piegare i sogni (no: i bisogni) alla realtà.
Alle scuole è stato chiesto di avanzare le proprie richieste non per classi di concorso, come si è sempre fatto, ma in base ai nuovi «campi di potenziamento» disegnati per l’occasione. E i suddetti campi (umanistico, linguistico, scientifico, artistico e musicale, socio-economico e per la legalità, motorio, laboratoriale) andavano indicati tutti e sette, nessuno escluso, in ordine di preferenza. Pazienza se poi la scuola X, che aveva messo come sua priorità il potenziamento scientifico, si vedrà invece assegnare due prof di musica o di ginnastica.
Come diceva Maria Antonietta: se non c’è il pane, che mangino brioches!