Come sarà il docente del futuro? Sarà un docente flessibile, iper abilitato e potrà essere trasferito d’ufficio.
Pronto il profilo del docente del futuro: sarà flessibile
Erano anni che si tentava di rendere il docente flessibile in modo da poter essere utilizzato laddove se ne presentasse l’opportunità.
A pensarci per primo fu il governo Berlusconi il quale avviò la prima revisione delle classi di concorso, ma non ebbe grandi fortune poichè dovette fare i conti con la specificità degli indirizzi di studio.
Per facilitare la riforma puntò sulla liceizzazione della scuola che “mortificacava” l’istruzione Tecnica e Professionale (vedi riforma Moratti), ma non riuscì nel suo intendo a causa dell’opposizione della stessa scuola, dei sindacati e di quello che una volta era definito il centro sinistra.
A fare un grosso passo in avanti fu invece la Gelmini, governo di centro-destra e Lega, che in un sol colpo non solo mortificò l’Istruzione Tecnica e Professionale, ma tagliò anche due ore di settimanali di indirizzo.
Una recente sentenza del T.A.R del Lazio ne ha ordinato il ripristino senza alcun esito.
La riforma Gelmini e quei tagli fecero risparmiare 8 mld di Euro che pare furono investiti nella realizzazione di Expo. Restò tuttavia ancora in sospeso la riforma delle classi di concorso e la loro flessibilità.
Il nuovo reclutamento rende flessibili i docenti
A completare l’opera, con il nuovo reclutamento attualmente al vaglio del Parlamento è stato il governo Renzi/Gentiloni.
Nel decreto – come abbiamo già evidenziato – è contenuto il provvedimento che obbliga alla riconversione il docente in esubero in modo da essere utilizzato su altre classi di concorso oppure sul sostegno, ma favorisce a tutti i docenti di ruolo di conseguire ulteriori abilitazioni appunto per essere iper-flessibili.
La flessibilità penalizzarà i precari
La flessibilità dei docenti eroderà inevitabilmente posti al personale precario che vedranno in cattedra i docenti ricovertiti nelle discipline affini o, come già accaduto, sui posti di sostegno.
La formazione universitaria per la riconversione sarà a carico del datore di lavoro, in questo caso del ministero dell’Istruzione (MIUR).