La Nota di Aggiornamento al Def, approvata in settimana da parte del Consiglio dei Ministri, avvisa che il recupero del potere d’acquisto avverrà attraverso gli aumenti in busta paga, ma soltanto a partire dal 2024; infatti soltanto a partire da quell’anno avverrà l’aumento in busta paga del 2,5% da parte dei privati, dato maggiore rispetto all’attuale aumento del 1,8%.
Questi dati però continuano ad essere inferiori rispetto al tasso dell’inflazione, infatti, sempre secondo la Nota di Aggiornamento al Def, viene previsto che la diminuzione del potere d’acquisto effettivo degli italiani sarà almeno del 5,3%.
Le tempistiche previste per l’aumento delle retribuzioni sono lunghe, ma la nota ricorda che questo avviene in quanto le retribuzioni non variano solamente in base all’inflazione, in quanto si tratta di un dato che potrebbe variare rapidamente. Infatti, se i valori del gas naturale e degli altri combustibili tornassero a quelli del periodo pre-crisi, il costo della vita si ridurrebbe e di conseguenza garantirebbe un recupero del potere d’acquisto.
Gli stipendi italiani, però, continuano ad essere inferiori rispetto a quelli di 30 anni fa, dato sorprendentemente negativo in confronto alla maggior parte degli altri Paesi europei, in cui gli aumenti dei salari sono stati notevoli.
Le proposte fatte in campagna elettorale per aumentare il valore degli stipendi italiani sono state il taglio del cuneo fiscale e l’introduzione del salario minimo. È necessario però attendere la legge di Bilancio per capire in che modo agirà il nuovo governo.
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