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Intervista esclusiva a Irene Manzi responsabile nazionale Scuola PD di Libero Tassella

L'intervista esclusiva alla responsabile scuola del PD

Intervistiamo l’On Irene Manzi, laureata in giurisprudenza, funzionaria pubblica, parlamentare del Pd nella XVII e nell’attuale legislatura nelle liste del PD.
Responsabile nazionale scuola del Partito democratico

Dopo l’insediamento del Governo Meloni, del Ministro dell’Istruzione e del Merito e le prime dichiarazioni del Sen. Giuseppe Valditara, come interpretare questa nuova denominazione?

È una denominazione ideologica dietro cui ho la sensazione che non ci sia nulla di concreto. Nella sua intervista al Corriere della Sera, non mi sembra che il Ministro abbia chiarito come declinerà nei fatti e nelle scelte politiche questo termine. Sia chiaro la parola merito piace a tutti, non abbiamo nessun pregiudizio e certamente non siamo contrari, ma se prima non si affronta il nodo delle diseguaglianze e dei divari territoriali, garantendo a tutti uguali condizioni di partenza ed interventi per ridurre le disparità durante tutto il percorso scolastico, rimarrà una parola vuota. Bisogna prima creare le condizioni per valorizzare i talenti, e consentire loro di esprimersi, altrimenti saranno solo pochi a farcela e resteranno indietro i più fragili. Per valorizzare il merito servono le risorse. Aspettiamo il governo alla prova dei fatti, per ora, si è fermato alla semantica.

Per quanto riguarda la Scuola, quale sarà la linea dell’opposizione del PD nei confronti delle politiche governative, almeno da quello che traspare dalle dichiarazioni del Ministro?

Sarà un’opposizione severa e fondata sul merito dei provvedimenti e delle scelte del Governo. Il Ministro ha recentemente parlato di una scuola dove si devono affermare i “concetti di patria e autorevolezza”. Noi pensiamo a una scuola attenta verso tutta la comunità scolastica e che valorizzi i docenti e quindi ci aspettiamo che il governo, come prima cosa, rinnovi il contratto di lavoro della scuola con risorse aggiuntive adeguate. Noi pensiamo a una scuola che dia maggiori opportunità agli studenti e per questo servono risorse: per la scuola dell’infanzia per tutti, per la gratuità dei bus e dei trasporti, per interventi di edilizia scolastica, per le mense, per il sostegno ai ragazzi con disabilità. Solo se la scuola mette tutti nelle stesse condizioni di partenza diventa strumento per l’emancipazione e il riscatto del singolo e crescita per tutta la società. La destra ha fatto una campagna demagogica in tutti questi anni, dopo che nel 2011 tagliò alla scuola 8 mld e 133 mila cattedre. Adesso, vedremo se daranno corso a tutte le promesse fatte. Penso, per esempio, all’impegno preso dal Ministro Valditara di valorizzare gli istituti tecnici e professionali: bene il Pd ha depositato un emendamento al dl Aiuti ter per garantire l’effettiva attuazione delle riforme degli istituti tecnici e professionali, come previsto dal PNRR, con il finanziamento di uno specifico fondo con una dotazione di 15 milioni di euro per l’anno 2022 e di 100 milioni anni a decorrere dall’anno 2023. Vedremo cosa farà il governo. Noi nei prossimi mesi continueremo a lavorare per far si che la scuola sia al centro dell’azione di governo e, in modo costruttivo, chiederemo risposte su questo, a partire dalla legge di bilancio. Vedremo se sceglieranno di mettere le risorse a disposizione su un’imposta iniqua come la flat tax o sul futuro del Paese.

Si parla di autonomia differenziata per la scuola su questo c’è un attivismo particolare del Ministro Calderoli che ha già incontrato i governatori del Veneto Zaia e del Friuli Fedriga , qual è la posizione del PD sul federalismo scolastico?

Per noi non ci devono essere fughe in avanti sull’autonomia differenziata e se si tenterà di realizzarla senza l’unanimità di Regioni ed Enti locali, il Pd sarà un durissimo oppositore. Il nostro progetto -ricordo- andava in un’altra direzione e prima dell’affidamento di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” (articolo 116 della Costituzione) mirava ad assicurare e a definire in modo chiaro e specifico i Lep in tutti i territori (comprese le aree interne di Sud e Nord) in quattro materie amministrative: assistenza, trasporto pubblico locale, sanità e, naturalmente, scuola. In assenza di passaggi come questi riteniamo vada scongiurato ogni tentativo di “regionalizzazione” dell’istruzione.

Problema del diffondersi della violenza nella scuola contro docenti e collaboratori scolastici da parte di studenti e genitori. Come intervenire su questo problema che rischia di diventare un’emergenza?

Io non credo che sia sufficiente, come sostiene la destra, la repressione ma sia indispensabile lavorare sulla prevenzione.
Non dobbiamo sottovalutare la violenza ed il malessere che, in ambito scolastico, può riguardare docenti e studenti. I fatti penalmente rilevanti vanno perseguiti con celerità e severità ma, a fianco di questo, occorre agire sulla prevenzione delle cause che la determinano.
La violenza diffusa tra i giovani si è fatta più dura, lontana anni luce dai valori sani che dovrebbero orientare questa fase della vita. Dobbiamo essere capaci di ascolto, intercettando i bisogni e comprendendo le domande e, poi, essere capaci di costruire progetti che aiutino i ragazzi a sentirsi compresi e anche realizzati. Dobbiamo costruire spazi di ascolto reali ed essere in grado di affermare il principio secondo cui a scuola si deve vivere bene e in ambienti sereni. Per questo, la sfida deve essere quella di costruire e rafforzare le alleanze educative, allargare le reti di collaborazione tra le istituzioni scolastiche, enti locali e terzo settore, con tutte le associazioni che operano sul territorio, centri sportivi, oratori, famiglie, ma anche realtà imprenditoriali. Questo è lo strumento per potenziare l’offerta educativa dalla più tenera età fino a quella adulta, sostenere le famiglie, combattere i fenomeni di violenza o emarginazione, la dispersione scolastica e il fenomeno dei cosiddetti NEET per ricucire il tessuto sociale, rimettendo al centro i giovani, promuovendo inclusione e crescita. In questo senso, ho deciso di ripresentare la proposta di legge Iori che istituisce un Fondo per il rafforzamento della comunità educante.

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