Quali sono i motivi per i quali si è candidata nella lista Noi Scuola Bene Comune, generalmente nelle liste CSPI si candidano solo sindacalisti e i militanti alcuni di essi anche esonerati da anni e che fanno a tempo pieno il lavoro di sindacalista?
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In realtà io sono un’apprendista sindacalista. Ho conosciuto Valerio Cai e Noi Scuola quando ho effettuato il primo inserimento in graduatoria. Mi sono sentita capita e aiutata in un momento di difficoltà. Da allora sono entrata a fare parte del direttivo di Noi Scuola, ho partecipato a tantissime manifestazioni per il riscatto della scuola e contro il precariato, sono stata rappresentante fiorentina del CNPS (Coordinamento Nazionale Precari Scuola) e mi sono battuta più che ho potuto anche e soprattutto dopo essere entrata di ruolo. Ho deciso di candidarmi perché credo profondamente che ci sia bisogno di un cambiamento e che esso possa arrivare solo e soltanto se le persone che lo promuovono abbiano un’esperienza concreta, vissuta sulla propria pelle delle difficoltà con cui i docenti si scontrano quotidianamente. Mi sembra ovvio che chi le vive solo come “spettatore” non possa essere in grado di trasmettere il disagio che costante viviamo e tantomeno di proporre soluzioni efficaci.
Ecco perché ho accettato la candidatura: per fare sentire la voce di chi ogni giorno va a lavorare e combatte per una scuola migliore.
Quali sono i principali problemi che riguardano il segmento di istruzione in cui lavora?
Oddio, i problemi sono molteplici. Credo che il numero eccessivo di alunni per classe sia il primo, seguito a ruota dalla mancanza di personale e di strutture adeguate. Ritrovarsi in un’aula angusta con 26 ragazzi, ognuno dei quali ha uno stile di apprendimento differente e le proprie esigenze, non è di sicuro il modo migliore per svolgere il proprio lavoro! In queste condizioni non si può di certo offrire ai ragazzi l’attenzione di cui hanno bisogno né dal punto di vista dell’apprendimento e tantomeno dal punto di vista emotivo.
Sembra sia diventato più importante subissarci di compiti burocratici inutili che lasciarci concentrare sui ragazzi e sull’insegnamento.
Pensa che il massivo inserimento del digitale nella scuola voluto dal PNRR (scuola 4.0) potrebbe in futuro snaturare la funzione e il ruolo dell’insegnante?
Il digitale ormai è parte della nostra vita quotidiana, in tutti gli ambiti. Sarebbe ipocrita e anacronistico affermare che gli investimenti per la formazione di alunni e docenti nello sviluppo e nel potenziamento delle competenze digitali non siano utili. Si parla dell’introduzione di nuovi strumenti didattici e in quanto tali la loro efficacia dipende soprattutto da chi li usa e da come li usa. Le nuove risorse digitali possono infatti arricchire la qualità del lavoro del docente: si pensi soltanto alla vasta gamma di strumenti didattici informatici progettati per gli alunni con problemi di apprendimento. Gli esempi sarebbero veramente tanti. Sono tutte risorse potenzialmente preziose che prima non avevamo. Diverso sarebbe se si dovesse parlare di didattica digitale utilizzata in modo sistematico come la famigerata DaD. Oggi la didattica a distanza, che è stata, ai tempi del lockdown, una misura emergenziale necessaria, si potrebbe applicare soltanto in casi molto molto particolari e rari e di certo non in maniera estensiva. Insomma bisogna sempre tenere ben presente il ruolo che la scuola ha non solo come luogo di apprendimento, ma anche e soprattutto di aggregazione, socializzazione e crescita intellettuale ed emotiva.
Il problema delle aggressioni da parte di genitori e alunni nelle scuole di ogni ordine e grado , il fenomeno sta aumentando in modo preoccupante come i numerosi episodi dimostrano. Secondo lei quali dovrebbero essere i provvedimenti urgenti che il governo dovrebbe assumere?
L’aumento delle aggressioni, a mio avviso, potrebbe almeno in parte essere legato alla progressiva svalutazione e perdita di dignità che la figura del docente ha subito in questi anni. In quest’ottica non guasterebbe restituire un po’ di quella dignità strappataci iniziando con un adeguamento degli stipendi a quella che è la media europea e smettendo di dire che lavoriamo poche ore a settimana o che chiediamo sanatorie perché non siamo preparati! Tali affermazioni, che spesso provengono proprio dagli esponenti del governo e che, proprio per questo, gravano come macigni sulla nostra reputazione, influenzano negativamente l’opinione pubblica.
Detto ciò, l’aumento degli episodi di violenza nella scuola è sicuramente preoccupante, ma evitando inutili e pericolosi allarmismi, ritengo che il Governo dovrebbe prenderne atto seriamente e intervenire a livello legislativo per tutelare la sicurezza del personale scolastico. Inasprire le sanzioni per chi commette reati di violenza contro i docenti potrebbe essere un buon inizio.
Sappiamo che in questo periodo tutti i sindacati stanno facendo nelle scuole campagna elettorale attraverso assemblee. Lei cosa direbbe a un suo/sua collega di scuola secondaria di primo grado per invitarla a votare la lista Noi Scuola Bene Comune e il suo nome
Io partirei con un invito generico al voto perché sono troppi i colleghi delusi che pensano che niente possa essere ormai fatto per migliorare la condizione dei docenti in Italia. A queste persone suggerisco di non lasciare che siano altri a decidere per loro e di provare a cercare il cambiamento dando fiducia alla lista Noi Scuola Bene Comune e a me con essa.
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