Nuovo ministro, nuovo reclutamento. La politica del nuovo governo a maggioranza M5S-PD potrebbe rivedere drasticamente il reclutamento, puntando definitivamente sulla meritocrazia e su concorsi selettivi per reclutare i nuovi docenti.
Basta dunque piani straordinari che – per i detrattori – somiglierebbero a corpose sanatorie (vedi PAS n.d.r), ma solo concorsi ordinari con esami che testino realmente le competenze dei futuri docenti.
Superato il concorso gli immessi i ruolo dovranno affrontare un anno di formazione sul campo con la revisione dell’anno di prova che potrebbe diventare una sorta di ulteriore “esame” per i neoimmessi in ruolo, con esame finale. Se non lo superano salterebbero l’immissione in ruolo e dovrebbero rifare il concorso.
Altra possibile novità potrebbe essere l’introduzione dell’età massima per essere ammessi ai concorsi, così come avviene già per le forze dell’ordine. La scuola che per anni ha accolto tutti funzionando talvolta come una sorta di ammortizzatore sociale diventerebbe così selettiva e porterebbe in cattedra docenti preparati.
Altra novità potrebbe essere costituita dall’aumento degli stipendi dei docenti, da più parti viene sottolineato che attualmente sono fra i più bassi d’Europa nonostante i carichi di lavoro talvolta siano addirittura più elevati.
Se tutto ciò dovesse essere realizzato si tratterebbe di un cambiamento di rotta radicale, mai tentato in passato.
