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Percorsi INDIRE per il Sostegno: i requisiti penalizzano i docenti con esperienza pregressa

Esclusi migliaia di docenti che hanno prestato servizio su sostegno prima del quinquennio richiesto. Ma un invito: presentare comunque la domanda per rivendicare il proprio diritto

L’apertura delle iscrizioni ai percorsi di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità ha portato con sé un’ondata di amarezza e delusione per molti docenti precari. In particolare, per coloro che hanno maturato le tre annualità di servizio su sostegno, ma non nel quinquennio antecedente il bando, bensì in quello ancora precedente. Il problema è stato sollevato da decine di docenti che si sono rivolti ad InformazioneScuola per sollevare il problema.

Secondo il decreto ministeriale che regola l’accesso ai percorsi INDIRE, infatti, possono partecipare in deroga anche i docenti non specializzati che abbiano svolto almeno tre anni di servizio su posto di sostegno negli ultimi cinque anni. Una clausola temporale che, di fatto, taglia fuori migliaia di insegnanti che pure vantano una lunga e significativa esperienza nel settore.

Un’esclusione – denunciano – priva di senso logico e pedagogico

Chi ha lavorato con continuità con alunni disabili sei, sette o anche otto anni fa, oggi viene considerato “non idoneo” all’accesso in deroga, nonostante abbia svolto lo stesso tipo di servizio di chi ha lavorato più recentemente. Una discriminazione temporale che appare ingiustificata, soprattutto se si considera che il fabbisogno di insegnanti di sostegno è in costante crescita e che la stabilizzazione del personale specializzato dovrebbe essere una priorità per l’intero sistema scolastico.

Non si può non osservare come questa rigidità nei requisiti finisca per penalizzare proprio chi, con dedizione e sacrificio, ha garantito per anni il diritto allo studio degli alunni con disabilità, in condizioni spesso difficili, precarie e poco valorizzate.

Un invito: presentare comunque domanda

In questo contesto, si fa sempre più forte l’invito alle docenti e ai docenti esclusi di presentare comunque la domanda, anche in presenza di un requisito solo parzialmente soddisfatto. È un atto simbolico, ma anche una forma concreta di rivendicazione del proprio diritto.

Inoltre, l’invio della domanda — pur se destinata all’inammissibilità formale — può essere il primo passo per una futura azione legale collettiva o per alimentare un ricorso amministrativo che chieda l’ampliamento della platea dei beneficiari, sulla base di principi di equità, buon senso e continuità professionale.

La Redazione è disponibile a raccogliere la documentazione per valutare poi l’eventuale azione legale, inviateci la lettera di esclusione dal corso alla nostra casella di posta elettronica redazionale.

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