Le novità del modello 730 per il 2026 puntano a ridurre le tasse sulle buste paga, però nascondono qualche intoppo. Fino a 20mila euro, parte dell’importo resta fuori dal calcolo, massimo 960.
Chi supera quella soglia ma non va oltre i 40mila ottiene uno sconto diretto nell’Irpef. Il sistema sembra funzionare bene solo se lo stipendio arriva ogni mese senza salti. Per chi ha contratti spezzati o stagionali, invece, le regole si fanno meno chiare.
Il punto chiave? Già nel 2025 alcune aziende hanno inserito gli importi direttamente nello stipendio. Così, quando si arriva alla dichiarazione del 2026, serve fare i conti con quello che è cambiato: se il totale supera certi limiti oppure se qualcuno ha ricevuto due volte lo stesso vantaggio.
In questi casi, l’Agenzia potrebbe chiedere indietro quanto versato prima. Non è una multa, solo un aggiustamento a posteriori. Tutto dipende da come combaciano dati vecchi e nuovi. Niente regole segrete, soltanto numeri che devono quadrare. Se non tornano, ecco la richiesta di rimborso.
I lavoratori atipici del settore scolastico, molti dei quali in possesso di due diverse CU, si trovano in prima linea. Duplicare gli agevolazioni fiscali non è un’eventualità remota; anzi, può tradursi in passività finanziarie difficilmente prevedibili.
Una modifica normativa che sostiene chi percepisce entrate regolari finisce così per mettere sotto pressione figure precarie, quelle abituate a incrociare impieghi saltuari e periodi senza occupazione.
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