Scuola, gli stipendi del comparto sono fermi e fortemente condizionati dal D.Lvo 29/93, pensato in un’altra stagione (moderazione salariale e di concertazione.)
Il disposto è stato formalmente abolito dal D.Lvo 165/01 (art.72 lettera). Sostanzialmente, però ogni legge di Bilancio fa riferimento al tasso d’inflazione programmata, non a quella reale, sempre superiore. Ecco spiegata l’espressione di adeguamenti.
Scuola, gli stipendi e la gabbia del D.Lvo 29/93
Per superare la gabbia normativo ad ogni contrattazione, occorre trovare quote aggiuntive, che purtroppo non risolvono la questione salariale nel contratto seguente.
La quota lorda di 125€, infatti annunciata dal Ministro G. Valditara per il contratto 2019-21 è stata raggiunta grazie a partite di giro o a un fondo aggiuntivo di 100 milioni di €.
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Per il prossimo contratto 2022-24 occorrerà ripartire dalla normativa vigente. In altri termini dal d.Lvo 29/93.
Incomprensibile la posizione dei partiti e dei sindacati che non propongono nulla per il suo superamento.
Un invito della Bce a ripensare alla politica salariale
E’ facilmente intuibile che se i salari sono bassi, significativamente al di sotto del costo dei prezzi, l’economia non può ripartire. Attualmente gli stipendi sono calati (-2,9) a fronte di un aumento in Germania e in Francia del 30%. Il dato peggiore è stato registrato nel 2022: calo del 7,6% (Money.it).
Con questi valori ipotizzare scenari cautamente positivi rappresenta un sogno.
A livello europeo inizia a prevalere la convinzione che occorre favorire un maggiore avvicinamento tra stipendi e costo della vita.
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F. Panetta membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea ha espresso il sostegno all’ipotesi di una parziale compensazione, evitando però il ritorno al meccanismo inflazionistico della scala mobile.
Il governo ascolterà l’invito, preceduto da quelli espressi dalla Commissione Europea e dal Parlamento europeo?
Gianfranco Scialpi
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