E’ successo a Palermo. Un docente di religione cattolica è stato arrestato perché pare avesse una relazione con una sua allieva di 14 anni. A riportare la notizia è il quotidiano Repubblica.it edizione palermitana che riporta le parole della ragazzina che difende il professore sostenendo di essere innamorata dell’insegnante e che un giorno si sposeranno. “Lo sapete anche voi perché sono qui – dice ai poliziotti della squadra mobile che l’ascoltano per la prima volta – sono innamorata di una persona più grande di me”.
Non ha dubbi – scrive Repubblica – e spiega con calma le sue ragioni: “Non c’è un giorno in cui ho deciso di essere innamorata di lui. Considero il momento in cui abbiamo iniziato a stare insieme dalla data del primo bacio”. Una data che la ragazza tiene a precisare: “Era il pomeriggio del 4 settembre 2015. Eravamo davanti a una chiesa, io e Giuseppe ci siamo visti e dato che ero innamorata di lui ci siamo baciati”. Fa una pausa e dice: “Questa storia mi rende felice”. La stessa cosa che aveva ribadito alla madre, quando la relazione con il professore Giuseppe Puccio era diventata evidente, all’inizio del gennaio scorso: “Mi diceva che si sarebbero sposati non appena fosse divenuta maggiorenne”, dichiara la madre a verbale.
Questa non è solo un’indagine su un professore di religione accusato di essere andato oltre il suo ruolo, è un punto di osservazione molto particolare sul mondo dei ragazzi di oggi. A volte insicuri, a volte fin troppo decisi, ma comunque sempre in cerca di punti di riferimento. Dice lei, senza alcun tentennamento: “Io posso capire che sono tutti preoccupati, capisco che mamma e papà siano preoccupati, ma non è il suo caso perché Giuseppe non si è imposto, non mi ha mai chiesto nulla che potesse andare oltre, intendo oltre il bacio”. Parole che diventano la migliore difesa per il professore.
Ma il giudice Lorenzo Iannelli scrive ben altre parole nell’ordinanza che ha portato il docente palermitano di 47 anni agli arresti domiciliari, fino a gennaio insegnava alle medie, in un istituto della città, poi è stato allontanato: “L’indagato ha alquanto scorrettamente posto in essere una serie di condotte integranti un vero e proprio corteggiamento della piccola, con messaggi, attenzioni, confidenze improprie, tutto in aperto e frontale contrasto con i suoi doveri di insegnante di religione e in definitiva di adulto responsabile dell’educazione della minore a lui affidata”.
La procura chiedeva di contestare a Puccio la violenza sessuale “per induzione”, reato che scatta quando l’indagato tenta di costringere a un atto sessuale un soggetto “in condizioni di inferiorità fisica o psichica”. Ma per il giudice la ragazza non era affatto in queste condizioni. Scrive però il giudice: “Lungi dall’indulgere in facili considerazioni moralistiche circa la condotta di Puccio, non si può non rilevare come il bacio appassionato costituisca espressione significativa di atto sessuale, cui la minore si è lasciata andare consensualmente, pienamente consapevole della scelta di intrattenere una assai problematica relazione con il suo ex insegnante, il quale rivestiva un ruolo di vigilanza e guida nei suoi confronti”. A Puccio viene adesso contestata l’accusa di atti sessuali con minorenne, ipotesi aggravata dall’aver avuto la ragazza in affidamento “per ragioni di istruzione”.
L’inchiesta è tutt’altro che chiusa.
La squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti sta cercando altri riscontri. Perché c’è un sospetto che aleggia nel provvedimento che ha portato Puccio ai domiciliari. Forse, la ragazza non ha detto proprio tutto, soprattutto sull’inizio della relazione. Su quel primo bacio scambiato dopo i quattordici anni. Se arrivasse la prova che la relazione è iniziata prima, la posizione del professore potrebbe risultare ancora più grave.