Trovare risorse, è il mantra. Per la sicurezza degli edifici, per un nuovo piano triennale di assunzioni, per la formazione dei docenti, per l’innovazione della didattica. Per i contratti di tutto il personale che conta quasi un milione di dipendenti. A voler sommare i vari capitoli di spesa del programma di governo della Carrozza, comunicato in questi giorni alla camera e al senato, servirebbe una Finanziaria ad hoc, visto che solo per mettere in sicurezza le scuole il dipartimento della Protezione civile aveva stimato una spesa di circa 13 miliardi di euro.
Insomma, anche a voler utilizzare al massimo i fondi europei e a voler sbloccare gli investimenti rispetto al patto di stabilità, l’impresa del ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, si annuncia ardua. Un patto con le forze sociali per evitare lo stallo o peggio ancora il muro contro muro diventa allora una strada quasi necessaria. Inevitabile soprattutto su un tema delicato come quello delle politiche per il personale. Il blocco dei contratti pubblici, e nella scuola anche degli scatti di anzianità, è difficilmente superabile nell’attuale congiuntura finanziaria, ha spiegato ai sindacati il ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia. Ma questo non vuol dire che non si possa operare un confronto per una revisione normativa del rapporto di lavoro, utilizzando magari risorse interne al sistema. In questo senso la stessa Carrozza, che ha sgombrato il campo da eventuali dubbi su quale siano per lei le priorità: non dare aumenti a tutti sullo stipendio tabellare, ma valorizzare la «capacità innovativa dei singoli e di lavorare in team». E poi, dare «un chiaro riconoscimento economico delle posizioni organizzative particolari della scuola, tanto nei riguardi del personale docente ed educativo che di quello amministrativo, tecnico e ausiliario; un altrettanto chiaro e palese riconoscimento tanto delle posizioni organizzative che di tutte le figure di supporto alla attività didattica (che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e alla radicalizzazione dell’istruzione sul territorio) in sede di progressione di carriera». Insomma, se gli aumenti ci saranno, andranno alle figure di sistema, organizzative e per singoli progetti. Per i futuri dirigenti, spunta anche una corsia preferenziale per chi è già stato collaboratore del preside, figura scelta discrezionalmente dallo stesso dirigente, che potrebbe sfociare anche in un concorso riservato: «Tuttavia, già da subito, le posizioni organizzative e le figure di sistema potrebbero essere valorizzate, in misura da stabilire, nelle procedure di selezione dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi (dal minimo riconoscimento in termini di punteggio aggiuntivo nella valutazione dei titoli ad un riconoscimento più sostanziale in termini di riconoscimento dei predetti servizi quali titoli di accesso, uniti ai requisiti minimi di legge quali il possesso di laurea ed il servizio prestato nei ruoli della scuola)».
Tra gli interventi a diretto impatto sulla scuola, il rifinanziamento del fondo di istituto, che dovrebbe ritornare ai livelli di 10 anni fa, ovvero 20-25 euro per alunno contro gli attuali 8 euro a testa. Uno strumento previsto a sostegno dell’autonomia didattica, questo, che dovrebbe essere finanziato almeno in parte grazie alle «economie derivanti dai nuovi appalti per il servizio di pulizia delle scuole».
Alessandra Ricciardi