La drammatica situazione in cui versa la scuola pubblica nel nostro territorio costituisce il riflesso delle politiche neoliberiste intraprese prima dal governo Berlusconi e, successivamente, senza soluzione di continuità, dai governi Monti e Letta. Sull’istruzione statale si è abbattuta con particolare violenza la mannaia dei loro tagli. La crisi pretestuosa dei padroni, infatti, è un ottimo alibi per azzerare i diritti fondamentali.
La “controriforma” Gelmini che, con la legge 133/2008, ha sottratto alla scuola pubblica statale 8 miliardi di euro, con il conseguente taglio di 150.000 posti di lavoro (tra docenti e personale ATA), ha messo la scuola in ginocchio, privandola delle risorse materiali, intellettuali ed umane necessarie per poter funzionare: un vero e proprio licenziamento di massa ed un gravissimo attacco al diritto allo studio ed al diritto al lavoro, sanciti dalla nostra Costituzione.
A questo, si sono aggiunti i tagli introdotti con la spending review e, in generale, con le politiche di austerità imposte dai succitati governi, del tutto proni ai diktat della troika.Il prezzo di questi tagli lo hanno pagato e stanno continuando a pagarlo, sia in termini occupazionali, sia in termini di qualità ed efficacia della didattica, tutti coloro che vivono quotidianamente la scuola, ovvero che in essa confidano per l’esercizio e il riconoscimento dei propri diritti presenti e futuri: i lavoratori, i precari, gli studenti, i genitori, gli alunni disabili.
In un territorio come quello campano, puntellato di istituti che sono veri e propri presidi territoriali contro le derive criminali e il degrado, la scuola dovrebbe costituire più che altrove un punto di riferimento e un’occasione di riscatto. Ci si aspetterebbe, perciò, che i mille auspici della politica circa la rinascita del Mezzogiorno si traducessero in investimenti massicci che mettessero realmente al centro la formazione delle giovani generazioni, ripristinando i posti di lavoro tagliati.
Invece, la scuola pubblica ha subito, in questi anni, una pesante penalizzazione, a causa dei provvedimenti sul dimensionamento scolastico, che stanno portando ad accorpare, con la conseguente perdita di autonomia, istituti storici del nostro territorio.
E’ accaduto per molti istituti del centro storico, devastati dalle politiche del governo e della regione Campania.E’ quello che sta accadendo anche a Ischia, con la proposta di accorpamento dell’istituto Mattei e dell’istituto Mennella, che comporterà una conseguente riduzione dell’organico e un’ulteriore perdita di posti, soprattutto per il personale ATA.
Le politiche di accorpamento hanno alla base l’ignobile logica del risparmio sul breve termine, la considerazione del “battere cassa” come interesse prevalente e preminente, cui sacrificare la sopravvivenza di intere famiglie, i beni comuni, il patrimonio artistico e migliaia di posti di lavoro, innescando meccanismi di ulteriore precarizzazione e di divisione tra i lavoratori ridotti allo stremo, frustrati nelle loro legittime aspettative di stabilizzazione e, nel caso del personale della scuola, anche volgarmente diffamati, allo scopo di legittimare i tagli feroci.
Occorre, invece, denunciare con forza gli effetti nefasti dei tagli che hanno colpito e colpiscono gli istituti tecnici e professionali, che accolgono i tre quarti della popolazione scolastica del nostro paese, depauperati dei laboratori e privati perfino delle specifiche discipline di indirizzo. Un chiaro attacco classista alla mobilità e alla giustizia sociale!
Come Coordinamento Precari Scuola Napoli continueremo a mobilitarci contro le politiche di smantellamento dell’istruzione pubblica e contro i tagli. Occorre, però, creare un fronte di lotta molto ampio, che veda protagonisti i lavoratori uniti e che convenga e converga sull’idea che la difesa della scuola pubblica, statale, laica e di massa, è il fulcro della difesa dei diritti di tutte le categorie di lavoratori.
Coordinamento Precari Scuola Napoli