Che fine ha fatto il concorso della scuola tanto strombazzato a destra e a manca? Ma non doveva essere emanato nei primi giorni del mese di dicembre? Anzi, entro il 31, ooopss no entro i primi giorni di gennaio, no, no verso la metà del mese… insomma il concorso è annunciato ma ancora non vi è traccia anche se il decreto è stato approvato. Pare, secondo Salvo Intravaia che ha raccolto i pareri dei sindacati che dietro ai ritardi vi sia la preoccupazione che possa scontentare tutti e inficiare così gli slogan della “buona scuola” con conseguenze devastanti sulle intenzioni di voto, già bassissime, degli italiani. Di seguito l’articolo.
Slitta ancora il concorso della scuola che metterà in palio 63.712 cattedre da assorbire nel triennio 2016/2018. E, a questo punto, è difficile prevedere quando vedranno la luce i provvedimenti che daranno il via alla tornata concorsuale attesa da oltre 200mila aspiranti maestri e prof abilitati. Anche perché i tecnici del ministero dell’Istruzione stanno limando gli ultimi aspetti, non di secondaria importanza. La legge sulla Buona scuola prevedeva che il concorso venisse bandito entro il primo dicembre 2015. Ma nonostante sembrasse tutto pronto, quella data venne superata e il ministero dell’Istruzione ripiegò per la pubblicazione dei bandi entro il 31 dicembre. Tuttavia anche il primo dell’anno non registrò gli attesi avvisi pubblici del concorso che dovrebbero vedere la luce entro gennaio. Ma, il condizionale è d’obbligo.
E’ certo che i bandi saranno almeno due: uno per la scuola dell’infanzia e la primaria e un altro per la scuola secondaria, di primo e secondo grado. Da viale Trastevere assicurano che i provvedimenti sono pronti da settimane ma occorre superare due aspetti: la composizione della tabella dei posti da mettere in palio regione per regione e il regolamento sulle nuove classi di concorso che dovrebbe essere alle battute finali. Quest’ultimo, dopo essere passato dalle rispettive commissioni di Camera e Senato, sarebbe fermo alla Funzione pubblica e dovrebbe essere adottato dal consiglio dei ministri come decreto. Senza il quale non sarà possibile assegnare alle regioni e alle singole materie – che ricalcheranno le nuove classi di concorso – i posti da mettere in gioco.
Ma, secondo alcuni sindacati, ci sarebbero anche due problemi politici alla base del ritardo. Il primo riguarda gli scontenti lasciati fuori dal Piano straordinario di assunzioni previsto dalla Buona scuola: gli abilitati di seconda fascia che hanno gradito poco l’idea di doversi mettere nuovamente a studiare dopo anni e anni di supplenze per affrontare l’ennesimo concorso e gli idonei all’ultimo concorso. I primi – circa 25mila, in tutto – hanno almeno tre anni di supplenze alle spalle e per la sentenza della Corte di giustizia europea, che poco più di un anno fa ha condannato il nostro paese per abuso di precariato nella scuola, andrebbero assunti. I secondi considerano il nuovo concorso una iattura perché nel momento in cui si approveranno le graduatorie del concorso 2016/2018 decadranno automaticamente.
Ma c’è un altro problema politico di non facile soluzione per la coppia Giannini/Faraone. Il concorso si incrocia con la mobilità straordinaria – i trasferimenti – che quest’anno riguarderà tutti i posti liberi, compresi quelli del potenziamento. Una eventualità che potrebbe saturare tutte le cattedre lasciate libere dai pensionamenti al Sud, dove aspirano a tornare migliaia di docenti che negli anni scorsi si sono sobbarcati l’onere di una trasferta costosa e faticosa pur di entrare di ruolo. Ma che adesso hanno l’occasione di fare ritorno in patria. In questo caso, nelle regioni meridionali resterebbero pochissime cattedre da mettere a concorso e moltissimi scontenti, con la prospettiva di un nuovo esodo Sud-Nord per il concorso.
Per il resto, sembra tutto ormai deciso: due bandi, nessuna selezione con quizzoni per la scuola media e la scuola superiore e concorso riservato ai soli abilitati. L’unico dubbio riguarda ancora l’eventuale prova di accesso per il concorso per la scuola dell’infanzia e primaria dove si attendono molti concorrenti. Ma che potrebbe essere sostituita da un accesso per soli titoli: servizio già prestato e titoli culturali. La prova scritta sarà computer-based, svolta al computer, e l’orale ricalcherà quella svolta nel concorso precedente: simulazione di una lezione e colloquio con la commissione. Le prove dovrebbero accertare, più che le competenze disciplinari, quelle didattiche e pedagogiche.
Al termine degli esami, verranno ammessi un numero di idonei pari al numero dei posti incrementato del 10 per cento, che dovrebbero essere assunti nel triennio 2016/2018. I posti saranno suddivisi in questo modo: 52.828 docenti comuni, n. 5.766 docenti di sostegno e n. 5.118 posti di potenziamento.
Mentre chi vincerà il concorso sceglierà l’ambito territoriale e non più la scuola di destinazione. Sarà poi il preside-sceriffo a pescare dagli ambiti gli insegnanti che, a parere del dirigente scolastico, saranno più adatti alla propria scuola.