Con la ratifica della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità l’Italia compie una svolta epocale dopo quella del 1970, la quale aveva visto nascere il concetto di integrazione scolastica, rispetto a questo concetto non era altrettanto all’avanguardia il vecchio concetto assistenziale ancora medicalizzato, con la convenzione invece l’obbiettivo è quello dell’inclusione sociale favorendo la piena ed effettiva partecipazione all’interno di essa anche se bisognosi di assistenza. La disabilità quindi vista come problema di tutti e non solo di una categoria.
Questo tipo approccio ripropone i diritti all’istruzione, alla mobilità, alla salute, all’uguaglianza, al lavoro, alla non discriminazione e pone l’attenzione sulle modalità di affrontare la disabilità nel settore socio-sanitario, le normative regionali hanno come concetto centrale un piano di approccio atto a sottolineare il diritto all’autodeterminazione, di scegliere liberamente i servizi, a costruire piani di servizio che sono continui e differenziati, ma non statici, che fanno parte di una rete di servizi che non presentano interruzione di continuità, per le persone con disabilità o in fragili condizione.