Il sottosegretario Faraone sosteneva che i docenti “deportati” sarebbero stati pochissimi, sbagliava! I docenti fuori sede sono oltre 7 mila. Sono docenti che faticheranno moltissimo a rientrare nei luoghi che avevano scelto di vivere con le famiglie. La mobilità in futuro non sarà più così come è stata fino ad oggi e i posti in organico saranno pochissimi. A fare il punto è Claudia Voltattorni nell’articolo che segue.
La lunga notte dei prof precari lascia una scia di lacrime, incredulità e in molti casi disperazione. Ma soprattutto una grande confusione. La fase B del piano straordinario di immissione in ruolo della Buona scuola prevedeva 16.210 assunzioni su tutta Italia. Le domande sono state 70mila. Le mail con l’offerta di assunzione a tempo indeterminato partite due notti fa dal cervellone del ministero dell’Istruzione poco meno di 9mila: quasi la metà dei posti a disposizione non è stata coperta perché nelle graduatorie ad esaurimento non sono stati trovati docenti con i profili che servono. Il che significa che per quelle cattedre bisognerà chiamare anche quest’anno dei supplenti annuali. Non solo.
Sui circa 38mila assunti finora, 7mila dovranno abbandonare la propria regione e trasferirsi anche molto lontano, dal Sud e dalle isole al Nord soprattutto, perché, spiega la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, è «lì che ci sono più posti disponibili e al Sud docenti abilitati nelle discipline che occorrono, non è un capriccio ministeriale né lo decide un algoritmo, e il piano di assunzioni è stata una ragionata e responsabile visione del mondo della scuola». Hanno tempo fino alla mezzanotte dell’11 settembre per accettare. Se rifiuteranno saranno esclusi dalle fasi successive di assunzioni.
Ma grazie alla possibilità data dal Miur di accettare entro l’8 settembre ancora la supplenza annuale (con assunzione formale da subito), molti neoassunti lontani da casa hanno già deciso di approfittarne «per prendere tempo» ed evitare subito un trasloco. Così anche molte delle cattedre appena assegnate rischiano di restare vuote costringendo i presidi a chiamare altri supplenti. «Alla faccia della continuità didattica tanto invocata dalla Buona scuola», sottolinea Domenico Pantaleo della Flc Cgil. La ministra Giannini ribadisce che «muoversi per lavoro, e non per una prospettiva temporanea come è avvenuto fino ad oggi ma per dare una stabilità, è un fatto positivo» e comunque, «parliamo di una mobilità ridottissima, intorno al 5-6%» . Il premier Matteo Renzi ieri mattina riconosceva che «ovviamente c’è chi non è contento perché deve spostarsi di qualche chilometro, ma abbiamo messo un punto definitivo al precariato» e «la legge sulla scuola non è che un inizio».
Comunque nelle prime ore di ieri già in 520 avevano accettato la proposta del Miur. Dei 38mila assunti complessivi, cui si aggiungeranno da metà novembre altri 50mila circa (per l’organico dell’autonomia), uno su due ha meno di 40 anni e la maggior parte è costituita da donne (87%). Da qui anche le polemiche sui trasferimenti centinaia di chilometri di distanza. Giannini dice: «Che le donne qualche volta si debbano spostare, io l’ho provato sulla mia pelle, è qualcosa di più complesso ma che succede». Ma la Cgil risponde: «Inaccettabile trattare con tanta superficialità il dramma di chi deve spostarsi in età spesso grande con 1.300 euro al mese e situazioni familiari che spesso non lo consentono: non si può far finta di non vedere le incongruenze di un piano realizzato senza una programmazione».
Interviene anche il governatore della Puglia Michele Emiliano, dalla sua regione, dalla Sicilia e dalla Campania partirà la maggior parte dei prof neoassunti verso il Nord: «Bisogna evitare scossoni violenti nell’esistenza di centinaia di persone, cercheremo risorse per garantire il diritto ai trasporti e all’abitazione al personale che viene trasferito in altre province». E in vista della visita della Giannini di venerdì prossimo in Sardegna, la Cgil sarda chiede un intervento alla Regione «per fermare il trasferimento dei docenti sardi».