SUL MESSAGGERO DI MERCOLEDI SCORSO LA PASSATA MINISTRA GELMINI HA AUSPICATOCHE,nelle more di future nuove regole sui percorsi di abilitazione degli insegnanti e sul reclutamento di essi, non venga sospesa l’emanazione dei bandi secondo le normative in vigore: rispettivamente, il corso annuale detto Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) e il concorso aperto a tutti gli abilitati. L’auspicio deve essere condiviso: immettere nell’insegnamento forze giovani, seriamente selezionate, è importante non solo per dare prospettive ai migliori tra i nuovi laureati ma anche per immettere nuova linfa nel corpo docente, il più anziano d’Europa, e sarebbe quindi inaccettabile bloccare, in attesa di riforme, tale concreta possibilità. Per evitare di ripetere gli errori del passato non si possono però tacere le responsabilità di chi ha determinato l’attuale situazione; risalgono a ben più indietro rispetto alla gestione dell’onorevole Gelmini, ma lei ci ha messo pesantemente del suo. A cominciare dai corsi destinati alla abilitazione: nelle prime settimane del suo mandato ha soppresso di colpo quelli che allora esistevano, le Ssis (Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario), senza sostituirli con altro. Consapevole della totale contraddizione tra ciò che auspica oggi e ciò che ha fatto ieri, nel suo intervento l’ex ministra afferma che «mi fu garantito (non dice da chi) che la riforma del sistema sarebbe stata questione di pochi mesi»; giudichi chiunque se una tale giustificazione può bastare! Quanto al reclutamento, fu lei medesima a impedire che insieme all’abilitazione (Tfa) fosse disciplinato anch’esso; e, pur non introducendo al riguardo una nuova regolamentazione, non bandì i concorsi, così come illegittimamente non li avevano banditi i suoi predecessori Moratti e Fioroni. La scadenza prevista è un triennio, ma dopo Berlinguer 1999 si è dovuto attendere Profumo 2012. È bene che la ministra Carrozza non blocchi, ma è altrettanto indispensabile che punti, finalmente, a una soluzione organica. Il reclutamento deve avvenire per merito e non per anzianità, attraverso le «graduatorie»; ma queste sono inevitabili in presenza di una massa di precari. Evitare il precariato è perciò essenziale: bisogna mettere a disposizione per assunzioni regolari tutti i posti che di fatto esistono, e connettere strettamente il meccanismo di formazione/ abilitazione con quello di reclutamento, tramite una programmazione quantitativa rigorosa. Se ne parla da anni, ma se ne parla soltanto; e i risultati sono sotto i nostri occhi.
l’Unità