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Il governo corre ai ripari, assunzioni in 180 giorni per coprire i vuoti in organico

Concorsi, Zangrillo: "Assunzioni entro 180 giorni, riforma in corso: tagliare i tempi morti nelle procedure"

Concorsi statali, il governo dopo la fuga dal posto fisso, corre ai ripari e annuncia una riforma per snellire le assunzioni.

Il ministro della Pubblica amministrazione: “Sarò franco con i sindacati: margini di bilancio ristretti per i rinnovi contrattuali”.

Concorsi statali ed assunzioni, Zangrillo: “Assunzioni entro 180 giorni, riforma in corso: tagliare i tempi morti nelle procedure”

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Quest’anno, lo Stato italiano dovrà assumere oltre 150.000 persone per sostituire coloro che andranno in pensione. Tuttavia, molte posizioni rimangono vacanti, specialmente nelle posizioni di livello superiore. Hai paura di non essere in grado di riempire tutte le posizioni?

“È una sfida complessa. Ma devo dire che nel 2022 abbiamo mantenuto gli impegni presi. 157.000 persone sono entrate nella Pubblica Amministrazione. L’obiettivo per quest’anno è molto ambizioso e i dati che abbiamo raccolto su come sono state gestite le procedure d’esame negli ultimi due anni ci danno fiducia”.

“Siamo passati da un tempo medio di 780 giorni per le procedure d’esame nel 2019, prima della pandemia, a 169 giorni nel 2022. Un risultato che ci pone tra i migliori in Europa. Naturalmente, questi dati tengono conto del fatto che durante la pandemia abbiamo rivisto le procedure eliminando alcuni passaggi che erano incompatibili con il momento in cui stavamo vivendo”.

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Lei si riferisce all’esame orale che è stato annullato. Ma ora che dovrà essere ripreso dai candidati, i tempi si allungheranno ancora?

“Ho creato un gruppo di esperti che lavora su una riforma degli esami che ci permette di tagliare tutti i tempi morti nelle varie fasi delle procedure per garantire che i tempi rimangano veloci”.

Concorsi pubblici, la fuga: i vincitori declinano. E il record è al Nord. Con quale obiettivo?

“Passare dall’annuncio all’assunzione in sei mesi, 180 giorni in totale. È un obiettivo ambizioso, ma per rendere attrattiva la Pubblica Amministrazione dobbiamo essere in grado di affrontare queste sfide”.

Tuttavia, il Consiglio di Stato ha espresso alcune preoccupazioni sugli esami digitalizzati che hanno anche dato un impulso alle procedure. Li cambierai?

“Il Consiglio di Stato ha sottolineato, ad esempio, che i sistemi possono bloccarsi durante gli esami e che questo può aumentare i ricorsi. Terremo conto delle osservazioni e abbiamo avviato una costruttiva collaborazione istituzionale con il Consiglio di Stato per trovare le soluzioni migliori. Tuttavia, il tema della digitalizzazione delle procedure d’esame rimane un punto centrale dell’attrattività della Pubblica Amministrazione”.

L’impiego pubblico oggi è meno attraente del lavoro privato?

“Penso che il tema dell’attrattività riguardi oggi sia l’occupazione pubblica che quella privata. Certo, per noi l’erba da tagliare è alta, soprattutto quando si tratta di come si gestisce il capitale umano una volta inserito nelle amministrazioni”.

C’è anche un problema retributivo per il pubblico rispetto al privato?

“Su questo, vorrei essere chiaro. Dire che la Pubblica Amministrazione, in generale, non è competitiva sul fronte retributivo, è un’affermazione generica e superficiale”.

Non è forse vero che il privato paga meglio dello Stato?

“È chiaro che se mi confronto con le grandi aziende private, potrebbe esserci un divario tra l’offerta salariale della PA e quella della grande multinazionale. Ma se mi riferisco al panorama imprenditoriale italiano, costituito principalmente da piccole e medie imprese, la Pubblica Amministrazione è in grado di essere competitiva sia in termini di stipendi che di prospettive di carriera. Poi c’è la grande questione del merito”.

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Molti ministri hanno cercato di affrontare il merito. Finora, con scarsi risultati?

“L’approccio culturale deve essere cambiato. I leader devono essere sensibilizzati e formati. Essere manager non significa solo essere”.

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