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INTERVISTA ESLUSIVA – Per Bianca Laura Granato il destino della scuola resta ancora nelle mani dei docenti e parla di una “de – forma” della scuola a proposito del D.L. 36 approvato al Senato

(ESCLUSIVA) Bianca Laura Granato, calabrese di Catanzaro, laureata in Lettere classiche a Firenze, insegnante presso il Liceo Scientifico “Siciliani ” di Catanzaro, Senatrice di Ancora Italia ex Movimento 5 Stelle è molto critica sul DL 36 recentemente votato in Senato e che ora passa alla Canera.
Per lei quella approvata è non una riforma, parla di una de- forma della scuola che si aggiunge alla 107 del 2015 e che è passata, con la scusa del PNRR grazie alla complicità delle forze politiche di maggioranza.
La intervistiamo all’indomani dell’approvazione del Decreto Legge a Palazzo Madama.

Senatrice Granato, il DL 36, per quanto riguarda l’Istruzione,  affronta il reclutamento e la formazione dei docenti, dopo la sua l’approvazione al Senato, quale profilo del docente emerge, cosa si chiederà ai docenti italiani?

Si chiederà una formazione continua in cambio di qualche piccola mancia.
Ma il problema è innanzitutto il fatto che è stata creata una Scuola di alta formazione che sottrae soldi ai fondi per il funzionamento delle scuole e può essere frequentata o dai neoassunti o dai docenti di ruolo a pagamento con la prospettiva di avere in cambio un bonus una tantum sulla retribuzione (qualora la capienza del fondo lo consenta e il feedback sugli studenti delle varie verifiche che i docenti dovranno sostenere andrà a buon fine). La scuola sarà diretta da un burocrate ministeriale, vale a dire un cooptato della politica , e gestita da Indire e Invalsi, i due ben noti carrozzoni che in oltre 20 anni di vita hanno accompagnato il declino e il fallimento della scuola pubblica. Contente anche le Università che concorreranno a spartirsi i 43 mln di fondi di cui solo 2 saranno a carico del PNRR. Poi rimangono i tagli delle cattedre previsti in legge di bilancio. Con i soldi buttati in questa operazione si sarebbero create 1303 cattedre di organico di diritto.

I partiti di maggioranza, dopo aver proposto emendamenti,  hanno votato compatti il testo così com’era,  salvo parlare di risultati positivi per piccole modifiche   di carattere secondario.
Come ha vissuto il dibattito parlamentare se questo realmente c’è stato, anche perché uno dei vizi di questa Legislatura non solo nella scuola, è  quello legiferare per decreti legge su cui poi  mettere la fiducia, la possibilità di coinvolgere il Parlamento in una Legge quadro sulla scuola  è sostanzialmente fallita.

Ormai i veli sono definitivamente caduti. Questo Decreto è stato lavorato nelle commissioni 1 e 7 (Affari Costituzionali e Istruzione) . Nessun dibattito ne ha accompagnato l’esame nelle commissioni riunite, che venivano continuamente sospese e riconvocate perché gli emendamenti venivano discussi solo da maggioranza e governo. Dopo giorni di discussioni a cui noi dell’opposizione non abbiamo potuto prendere parte, tutto l’articolo che riguardava la scuola (l’art.44) è stato riscritto e ha sostituito il testo di un emendamento di Nencini, in modo da non aprire nemmeno la partita dei subemendamenti. Alla fine la sorpresa in aula, quando il maxi emendamento risultante dai lavori delle commissioni è stato rimodificato d’impero dalla Ragioneria generale dello Stato confermando i tagli. Tutti i parlamentari che sono intervenuti hanno espresso le loro rimostranze nei confronti del Governo, ma poi allineati e coperti hanno votato la fiducia come da copione. Intorno alla  mezzanotte si è conclusa la votazione.

Senatrice, ma chi determina la politica scolastica oggi in Italia?  Noi abbiamo l’impressione che esista un fil rouge tra  la la legge 107 del 2015 e questo DL 36 e che in realtà sia la Confindustria a determinare le riforme della scuola.

La politica scolastica in Italia, così come la politica di tutti i comparti la decidono i mercati. I tecnici la elaborano secondo direttive che da essi derivano. Ovviamente la scuola deve costare poco e deve istruire poco, quel che basta ad avere lavoratori obbedienti, facilmente orientabili e di poche pretese.

Nel 2015 lei da insegnante fu in prima linea contro la riforma detta Buona Scuola con i “Partigiani della Scuola Pubblica”. Cosa rimane di quella stagione di lotte  se  contro il DL 36, il 30 maggio allo sciopero dei Sindacati  di categoria hanno scioperato meno di 2 insegnanti su 10? Cosa è  successo in questi anni per determinare tanta passività e indifferenza tra gli insegnanti?

Secondo me il destino della scuola rimane sempre in mano ai docenti. Loro possono assecondare o meno le indicazioni dei mercati. Non c’è nemmeno bisogno di scioperare una volta tanto. Basta non assumere incarichi, non far nulla se non quello per cui vi sia retribuzione certo in base al CCNL o al CCNI. Se TUTTI agissero così, la categoria acquisterebbe immediatamente il rispetto del legislatore. Obbedienza, individualismo, resilienza e organico proveniente da altre professioni sono stati i cavalli di Troia della funzione docente e hanno concorso determinare l’attuale deriva che appare inarrestabile, grazie anche alla complicità dei sindacati.

La formazione incentivata che sarà finanziata anche  con i tagli di organici, quali effetti avrà nella realtà delle scuole a partire dal 23/24?

Secondo me ben pochi saranno gli effetti sulla qualità degli apprendimenti, anzi è verosimile che questa scuola sia nata per formare i docenti ad essere solo replicanti del pensiero unico, cancellando lo statuto epistemologico delle discipline, per poi usare in modo sempre più flessibile il personale docente.

Senatrice, il testo del DL 36 passerà la prossima settimana alla Camera senza modifiche.
Quali sono ora le prospettive che si aprono? C’è  spazio per la mobilitazione? Cosa dice a chi afferma che è tardi per protestare e in fin dei conti inutile? Cosa raccomanderebbe ai suoi colleghi docenti?

Io sostanzialmente ritorno a ripetere che solo i docenti potranno salvare la scuola e lo potranno fare nel quotidiano. Innanzitutto non accettando mai di farsi diffusori della narrazione ufficiale governativa, ma lavorando sul senso critico degli studenti, insegnando loro ad effettuare un serio vaglio delle informazioni soprattutto quelle ufficiali prima di darle per acquisite come vere. Insegnare il metodo prima del contenuto per ciascuna disciplina. Poi non assumere mai alcun incarico extra di supporto all’autonomia scolastica, non lavorare a progetti extra scolastici. Fare un uso parco della tecnologia. Lavorare bene solo in classe e con metodi tradizionali che consentano agli studenti di consolidare e rielaborare sempre in modo personale quanto appreso in classe. Prendersi cura di ciascun studente seguendo la sua crescita umana e culturale. Solo così la scuola si prenderà la sua rivincita sui mercati e potrà salvare la nostra civiltà millenaria attraverso la trasmissione della sua preziosa eredità alle nuove generazioni. Al momento non vedo altre ricette più rivoluzionarie e meno problematiche.

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